Anomalo restringimento del diametro dell'esofago che provoca difficoltà di deglutizione e rigurgiti di cibo. Può essere una condizione patologica oppure dipendere dalla presenza di una massa tumorale, da esofagiti da reflusso, dall'uso prolungato di sondini nasogastrici e dall'ingestione di sostanze acide o alcaline. La diagnosi è in genere effettuata in seguito all'esecuzione di un esame radiografico con liquido di contrasto e di un esame endoscopico. La terapia può prevedere la dilatazione esofagea o il ricorso all'intervento chirurgico di asportazione di una porzione dell'esofago o d'inserimento di una protesi di materiale plastico.
Patologia cardiaca caratterizzata dall'anomala apertura della valvola mitrale, che impedisce il passaggio del sangue dall'atrio al ventricolo sinistro. Una stenosi mitralica è causata in genere da malattia reumatica, ma sono state individuate stenosi congenite o conseguenti alla degenerazione dei lembi valvolari. La presenza di stenosi comporta il ristagno ematico, la conseguente dilatazione dell'atrio e, nei casi più gravi, l'aumento della pressione nei vasi sanguigni del polmone. I disturbi associati sono correlati all'entità dell'ostruzione e possono quindi essere assenti o tali da causare il decesso del paziente in tali condizioni la valvola è più soggetta a infezioni e occorre quindi seguire la profilassi per l'endocardite. Il trattamento è chirurgico e prevede la sostituzione della valvola con una protesi meccanica.
Contrazione patologica del muscolo sfintere del piloro, che causa il restringimento (stenosi) del piloro e impedisce lo svuotamento gastrico. Può manifestarsi in presenza di patologie a carico dell'apparato gastrointestinale (per esempio ulcera, duodenite, elmintiasi), della colecisti e del sistema nervoso è particolarmente frequente nei neonati e deve essere trattata chirurgicamente.
Apertura incompleta della valvola polmonare, che rende difficoltosa l'uscita del sangue dal ventricolo destro. Spesso la stenosi polmonare è un'anomalia congenita in cui al posto dei lembi della valvola è presente una membrana circolare con un piccolo foro in rari casi è la conseguenza di endocarditi o malattia reumatica. Le forme lievi sono asintomatiche o possono dare sporadici disturbi, mentre quelle più gravi si manifestano fin dall'infanzia e causano affaticabilità, dispnea e talvolta sincopi che tendono a peggiorare progressivamente. La stenosi è percepibile all'auscultazione sotto forma di soffio cardiaco durante la sistole e divisione del secondo tono cardiaco in due toni distinti. In genere il trattamento è di tipo chirurgico e prevede la sostituzione della valvola danneggiata.
Restringimento patologico dell'uretra in grado di causare difficoltà nell'urinare. Diffusa prevalentemente tra la popolazione maschile, si manifesta anche con difficoltà nell'emissione dello sperma, dolore e deformità del pene in erezione. La diffusione degli antibiotici nel trattamento delle infezioni uretrali ha reso ormai piuttosto rara la comparsa di questo disturbo. Per effettuare la diagnosi sono necessarie sia una uretroscopia sia una cistouretrografia minzionale e il trattamento viene effettuato mediante dilatazione meccanica operata con un apposito strumento oppure con asportazione chirurgica del tessuto cicatriziale in eccesso.
Processo patologico a carico di una valvola, caratterizzato dal suo restringimento e dal conseguente ostacolo al passaggio del liquido. All'interno dell'organismo umano si trovano valvole sia nell'intestino sia nel cuore e la loro stenosi può derivare da fattori congeniti oppure essere conseguente a un'imperfetta cicatrizzazione di una lesione. La stenosi delle valvole cardiache provoca scompenso cardiaco e variazioni del ritmo cardiaco ma un semplice esame ecocardiografico è sufficiente a rilevare il difetto. La terapia è chirurgica.
Pigmento biliare di colore marrone che viene eliminato attraverso le feci, alle quali conferisce il caratteristico colore. In caso siano in atto processi patologici a carico dell'intestino, tali da impedire il corretto deflusso della bile, le feci appaiono chiare o bianche se invece si verifica un aumento della quantità di stercobilina le feci appaiono di colore verdastro.
Tecnica neurochirurgica basata sull’impiego di dispositivi meccanici, chiamati caschi. I caschi sono telai metallici che, una volta fissati al cranio del paziente, consentono di individuare con precisione le coordinate della struttura o della lesione intracranica sulla quale si deve intervenire. In questo modo è possibile valutare la strada migliore per raggiungere l’area d’interesse, evitando altre strutture nervose e vascolari e sfruttando unicamente un semplice foro di trapano. La stereotassi è inoltre alla base della radiochirurgia permettendo la concentrazione delle radiazioni ionizzanti esattamente ed esclusivamente sull’area da colpire.
Incapacità di portare a termine una gravidanza. Può essere causata da fattori maschili (scarsità o assenza di spermatozoi o difficoltà nell'emissione degli spermatozoi), da fattori femminili (mancanza di ovulazione, ostruzione delle tube, patologie a carico dell'utero) o da una combinazione di entrambi.
Incapacità di procreare: in una coppia in età fertile si parla di sterilità in assenza di concepimento dopo un paio d'anni di rapporti sessuali privi di precauzioni contraccettive. è una condizione discretamente frequente, che interessa il 5-10 per cento delle coppie in età fertile (in età avanzata la percentuale aumenta). Talvolta una condizione di sterilità compare dopo la nascita del primo figlio. La causa è legata a problemi in uno o in entrambi i membri della coppia tali da impedire il concepimento. Se la sterilità è di origine femminile, possono essere presenti problemi di ovulazione correlati a squilibri ormonali o a patologie quali ovaio policistico e malattia infiammatoria pelvica, di ostruzione delle tube di Falloppio, malattie dell'utero (malformazioni, fibromi, endometriosi) e talvolta anche una sorta di allergia nei confronti dello sperma, che causa danni molto gravi agli spermatozoi. Molto frequente è anche la sterilità maschile, legata innanzitutto ad alterazioni degli spermatozoi (in numero scarso o assente, poco mobili oppure con gravi malformazioni che impediscono la fecondazione dell'ovulo), spesso in conseguenza di malattie quali orchite o varicocele impotenza, ostruzione delle vie spermatiche e problemi di eiaculazione rendono impossibile o difficoltosa l'emissione degli spermatozoi. Specifici accertamenti consentono spesso di scoprire la causa dell'infertilità che, a parte i casi rari di totale mancanza di spermatozoi (azoospermia) o di gravi malformazioni cromosomiche, è il punto di partenza per impostare le opportune terapie (ormonali o chirurgiche) o correggere abitudini sessuali o voluttuarie presenti. Se la sterilità maschile ha cause endocrine può risultare utile la somministrazione di gonadotropine, che stimolano la produzione di spermatozoi. Qualora tali trattamenti dovessero fallire, la coppia può tentare la fecondazione artificiale.
Procedura adottata per rendere una persona fertile incapace di procreare. Nella donna si ottiene mediante legatura e resezione delle tube, nell'uomo con la resezione dei dotti referenti, detta vasectomia. Il termine è usato per indicare anche la distruzione di tutti i microrganismi presenti in un materiale (per esempio negli strumenti chirurgici) o in un ambiente, al fine di prevenire il rischio d'infezione. Per ottenere lo scopo si può fare ricorso a mezzi fisici, meccanici o chimici. I primi consistono nella somministrazione di calore (tramite bollitura, sterilizzazione in autoclave con vapore a 120 °C in condizioni di elevata pressione, stufa a secco), radiazioni ultraviolette o raggi X. I mezzi meccanici sono rappresentati da filtri che trattengono anche i microrganismi più piccoli come i virus, presenti nei liquidi. Infine, tra le sostanze chimiche ad azione antisettica e battericida, le più usate sono alcol, formaldeide, nitrato d'argento, ossido d'etilene, fenoli.
Osso piatto situato nella parte anteriore e centrale del torace, tra la clavicola e le prime sette coste coinvolto nel meccanismo della respirazione polmonare. Lo sterno ha la faccia anteriore convessa, quella posteriore concava è formato da due lamine compatte che racchiudono un osso spugnoso contenente midollo, prelevabile mediante puntura esplorativa. Può essere sede di malformazioni congenite: appare molto prominente nel cosiddetto ""petto carenato"" tipico del rachitismo o viceversa infossato inferiormente nel ""petto a imbuto"".
Muscolo nastriforme situato nella porzione anteriore e laterale del collo, inserito superiormente nel processo mastoide dell'osso temporale. La sua funzione è quella di flettere, inclinare lateralmente e ruotare la testa, ma contribuisce anche al meccanismo dell'inspirazione elevando la gabbia toracica. Quando il muscolo sternocleidomastoideo di un lato del collo è colpito da infiammazione si configura il cosiddetto torcicollo, caratterizzato da contratture dolorose e blocco dei movimenti.
Derivati sintetici del testosterone in grado di stimolare il metabolismo e, in particolare, l'aumento delle masse muscolari (anabolismo). Il loro impiego a scopo terapeutico è controverso. Sono ben conosciuti negli ambienti sportivi poiché la loro azione permette di migliorare le prestazioni degli atleti ma questa pratica, chiamata doping, è stata vietata da tutte le federazioni sportive in conseguenza dei gravi danni alla salute che la prolungata assunzione può provocare. Gli effetti collaterali legati all'uso degli steroidi anabolizzanti sono la comparsa di acne, lesioni al fegato e alle ghiandole surrenali, ipertensione arteriosa, segni di virilizzazione nelle donne e sterilità e impotenza negli uomini.
Strumento diagnostico impiegato dal medico per ascoltare i suoni provenienti dal torace e dall’addome del paziente. Formato da un tubo di metallo e plastica con svasature agli estremi consente di amplificare i suoni degli apparati respiratorio e cardiocircolatorio per valutarne eventuali alterazioni.
Lesione provocata da una contrazione muscolare troppo rapida, immediatamente successiva a una fase di rilasciamento completo. In genere è favorito dal clima freddo e insorge con una certa frequenza nei soggetti non allenati che si sottopongono a sforzi eccessivi. Lo stiramento, che si manifesta con dolore acuto a carattere trafittivo, gonfiore e spesso impossibilità di muovere il muscolo colpito, viene diagnosticato mediante ecografia, che consente anche di valutarne gravità ed estensione. La terapia consiste nel mantenere a riposo per qualche giorno il distretto muscolare leso, misura in genere seguita da fisiochinesiterapia e terapia fisica.
Disturbo funzionale della muscolatura intestinale caratterizzato da un'emissione scarsa o poco frequente di feci, che spesso acquistano una consistenza dura e creano quindi difficoltà all'evacuazione. La parete addominale, eccessivamente contratta o viceversa priva di tono muscolare, presenta comunque una motilità alterata, che non permette la regolare progressione del materiale contenuto nell'intestino. La stitichezza, nota anche come stipsi o alvo stitico, nella maggior parte dei casi è primitiva, ossia insorge in assenza di specifiche malattie. Ne sono perlopiù responsabili le errate abitudini alimentari, in particolare il consumo di cibi poveri di fibra e l'insufficiente assunzione di acqua, soprattutto se associati a sedentarietà. La carenza di scorie indigeribili negli alimenti priva la parete dell'intestino della necessaria stimolazione ed è quindi responsabile del deficit motorio a quest'ultimo si somma l'assorbimento dei liquidi da parte della mucosa, che aggrava ulteriormente il ristagno fecale nel colon discendente. La prevenzione del disturbo si basa quindi su una dieta ricca di cereali integrali, frutta, verdura e legumi, sull'assunzione quotidiana di circa due litri di liquidi e sull'esercizio fisico. è importante inoltre evitare l'uso continuato di lassativi, che possono contribuire a cronicizzare il disturbo. Spesso infine la stitichezza insorge come effetto collaterale di alcuni farmaci, per esempio antidepressivi, analgesici e antiacidi. Forme di stipsi secondaria sono quelle legate a patologie di varia natura e sede, sia intestinali sia extraintestinali, in particolare: coliti, diverticoliti, carcinoma occludente, esiti cicatriziali di infiammazioni e interventi chirurgici, squilibri endocrini (ipotiroidismo), disturbi ginecologici, lesioni neurologiche. Se persistente, il disturbo può dare luogo a numerose complicanze, come emorroidi, ragadi anali, prolasso rettale, fecalomi (questi ultimi soprattutto negli anziani costretti a letto), oltre a predisporre alla formazione di diverticoli.
Organo cavo dell'apparato digerente compreso tra esofago e duodeno, localizzato subito sotto il diaframma e il fegato, al centro della regione addominale denominata epigastrio. Ha l'aspetto di una dilatazione sacciforme del canale alimentare, lunga circa 25 cm, larga 10-12 e dotata di una capacità variabile, in media pari a 1200-1500 ml nell'individuo adulto. Lo stomaco comunica con l'esofago e il duodeno grazie a due anelli muscolari chiamati rispettivamente cardias e piloro, la cui funzione è di impedire il reflusso del materiale alimentare in direzione contraria a quella dei normali movimenti peristaltici. Dall'esterno verso l'interno la parete dell'organo è formata da quattro strati: la tunica sierosa, che rappresenta una continuazione del peritoneo, la muscolare, responsabile dei movimenti di rimescolamento, la sottomuscolare, molto vascolarizzata, e la mucosa, rivestita da epitelio cilindrico semplice ricco di ghiandole: le ghiandole gastriche propriamente dette, localizzate a livello del corpo e del fondo, sono le uniche deputate alla secrezione di pepsinogeno e acido cloridrico quelle cardiali, piloriche e intestinali, poste rispettivamente in prossimità del cardias, nella regione dell'antro e lungo la piccola curvatura, hanno la funzione di secernere muco, a scopo protettivo. La parete gastrica, a eccezione della zona cardiale, è inoltre disseminata di cellule endocrine, secernenti vari ormoni, principalmente gastrina e somatostatina. La secrezione gastrica e i movimenti peristaltici avvengono sotto il controllo dell'ipotalamo e del sistema nervoso simpatico. Una volta che il cibo ha raggiunto lo stomaco, stimoli nervosi e ormonali fanno sì che le sue pareti si distendano e inizi la secrezione del succo gastrico gli enzimi e l'acido cloridrico in esso contenuti avviano quindi il processo digestivo che porta alla trasformazione del materiale alimentare in una pasta semiliquida, acida e piuttosto omogenea, detta chimo. Anche lo svuotamento gastrico, conseguente all'apertura del piloro e al lento passaggio del chimo nel duodeno, è sottoposto al controllo nervoso e ormonale. I primi ad abbandonare lo stomaco sono le sostanze glucidiche, mentre i cibi che richiedono un processo digestivo più laborioso sono quelli ad alto contenuto di proteine e soprattutto di grassi.
Infiammazione della mucosa orale, generalizzata o circoscritta in quest'ultimo caso prende il nome di gengivite se è limitata alle gengive, di glossite se interessa la lingua e di cheilite se sono le labbra a venire colpite. Responsabili del processo morboso possono essere non solo germi provenienti dall'esterno o trasportati dal circolo ematico, ma anche i comuni saprofiti del cavo orale, che acquistano virulenza per effetto di fattori predisponenti: protesi che irritano la mucosa, tartaro, abuso di disinfettanti, e condizioni che determinano un indebolimento delle difese immunitarie, come terapie antibiotiche, malattie infettive, intossicazioni, squilibri endocrini, carenza di vitamine. L'infiammazione può dare luogo a un eritema diffuso, oppure comportare la formazione di ulcere, bolle o anche afte (stomatite afosa). Il dolore, che si esacerba alla masticazione, è un sintomo comune. Se la terapia delle forme secondarie si basa sulla guarigione della malattia sottostante, le forme primarie si risolvono in genere con l'impiego di farmaci antivirali o antibiotici.
Infiammazione del cavo orale contraddistinta dalla comparsa di piccole ulcerazioni superficiali, biancastre, estremamente dolorose, sulla mucosa delle guance, sulle gengive e alla base della lingua. Poiché nessun virus o batterio finora noto si è dimostrato responsabile del disturbo, la sua eziologia rimane ignota. Può colpire soggetti di tutte le età, anche se è di più comune riscontro nei bambini di solito guarisce spontaneamente dopo 2-3 settimane, ma ha tendenza a recidivare.