Sostanza chimica secreta a livello ghiandolare, negli animali e nell'uomo, e riconosciuta dagli individui della stessa specie attraverso appositi recettori. I ferormoni fungono da veri e propri "messaggi chimici" provocando nel soggetto che li capta una risposta comportamentale o fisiologica: per esempio, scatenano l'attrazione sessuale o inviano segnali di avvertimento e minaccia tesi a scoraggiare un'invasione del territorio.
Elemento essenziale per l'organismo umano in quanto costituente dei cosiddetti cromoprotidi, proteine tra cui si annoverano l'emoglobina, la mioglobina, i citocromi, ma anche di altre metalloproteine con attività enzimatica. Il contenuto totale di ferro di un adulto è di 3-5 g, di cui la maggior parte si trova nei globuli rossi (60-70 per cento), il resto nella mioglobina dei muscoli e negli enzimi respiratori. Una piccola parte di ferro circola nel sangue combinata con una proteina, la transferrina, ma la maggior parte si trova distribuita nei diversi tessuti, concentrata specialmente nel fegato, nel midollo osseo e nella milza, sotto forma di ferritina ed emosiderina. I tessuti emopoietici si servono del ferro di deposito oppure della quota che si libera dalla distruzione dei globuli rossi senescenti. Una parte di quest'ultima va nel contempo a ripristinare i depositi tessutali insieme con il ferro che viene introdotto con gli alimenti. Di norma una piccola quantità di ferro sfugge a questo ciclo, in quanto si perde attraverso le unghie, i peli, i capelli, la bile, le cellule della mucosa intestinale in sfaldamento, per un ammontare di 1 mg giornaliero. Si ritiene pertanto che per assicurare l'equilibrio del ricambio di ferro sia sufficiente l'introduzione giornaliera di 1 mg di ferro con gli alimenti. Nella donna la richiesta di ferro aumenta considerevolmente durante la gravidanza, l'allattamento e il periodo mestruale. Un aumento della richiesta di ferro si ha pure nella prima infanzia e nell'adolescenza. In tutte queste situazioni possono facilmente instaurarsi stati di carenza che si manifestano sotto forma di anemia (anemia sideropenica), qualora l'apporto di ferro con gli alimenti non venga adeguatamente aumentato. Alimenti ricchi di ferro sono le carni, il fegato, il tuorlo d'uovo, gli spinaci, le ostriche poveri sono invece gli ortaggi non verdi, il latte e i suoi derivati. Negli alimenti, il ferro è di norma contenuto sotto forma di complessi organici, combinati cioè con proteine. L'assorbimento del ferro avviene nel tratto duodeno-digiunale dell'intestino tenue.
Detta anche fecondità, è la capacità da parte di un individuo di riprodursi. In caso di riduzione della fertilità di un individuo si parla di infertilità, mentre quando questa capacità è completamente assente si parla di sterilità.
Disturbo psichiatrico che consiste nella comparsa dell'eccitazione soltanto alla vista di parti del corpo in genere prive di connotazioni erotiche (per esempio mani e piedi) o di oggetti più o meno correlati all'attività sessuale (per esempio capi di biancheria intima). Una forma particolare è il feticismo da travestimento, consistente nell'indossare indumenti tipici del sesso opposto. Il feticismo in quanto fissazione patologica non va confuso con le normali fantasie sessuali e con l'uso di particolari dell'abbigliamento intesi ad aumentare il desiderio.
Prodotto del concepimento, a partire dal terzo mese di gravidanza, quando assume le sembianze fisiche della specie umane. Prima del terzo mese è chiamato embrione.
Malattia a carico del feto, indotta da cause endogene o esogene (per esempio dall'assunzione di farmaci in gravidanza).
Esame diretto del feto nell'utero materno, condotto previa introduzione attraverso il canale cervicale di un apposito endoscopio. Tale indagine permette di valutare, oltre al feto, eventuali variazioni di colore e trasparenza del liquido amniotico, alla ricerca di segni di sofferenza fetale. Questo tipo di riscontro si rivela di particolare utilità in caso di gravidanza protratta, ossia di durata superiore alle 40 settimane.
Classe di farmaci (genfibrozil, bezafibrato e fenofibrato) impiegati nel trattamento delle dislipidemie, gruppo di malattie caratterizzate da un'eccessiva quantità di lipidi nel sangue. In Italia sono disponibili a carico del Sistema sanitario nazionale per il trattamento delle dislipidemie familiari, in particolare per l'ipertrigliceridemia familiare e la dislipidemia mista. L'uso di questi farmaci nel trattamento della ipercolesterolemia ha dato risultati contradditori. Sono stati segnalati effetti collaterali come dolori epigastrici, alterazioni degli enzimi epatici, miopatie, rash cutanei, aumentato rischio di calcolosi della colecisti. L'associazione con farmaci della classe delle statine, utilizzati per il controllo della colesterolemia, ha causato gravi miopatie, alcune con esito mortale.
Componenti degli alimenti vegetali (frutta, verdura, cereali e legumi) non digeribili dal nostro apparato, costituiti principalmente da cellulosa. Un adeguato contenuto di fibre nella dieta quotidiana è utile per combattere la stitichezza e per prevenire le emorroidi e la diverticolosi, ma anche nella prevenzione del cancro del colon e di alcune malattie metaboliche come diabete e ipercolesterolemia. Un supplemento di fibre alimentari può essere utile nelle diete dimagranti, perché le fibre, rigonfiandosi, danno un senso di sazietà. Un loro eccessivo consumo, tuttavia, può risultare dannoso e provocare gastrite con nausea e vomito, malassorbimento di vitamine e sali minerali e stitichezza.
Sostanze presenti in molti cibi di origine vegetale che l'organismo non è in grado di digerire e assorbire, in quanto non dispone di uno specifico enzima, detto cellulasi. Si trovano nella frutta e nella verdura ma anche nei cereali (in particolare quelli integrali) e nei legumi. Le fibre possono essere distinte in solubili (pectine) e insolubili (cellulosa), in grado di regolare rispettivamente la glicemia e le funzioni intestinali. Caratteristiche comuni delle fibre alimentari sono la riduzione del transito delle feci e l'azione disintossicante esse consentono inoltre di ridurre l'assorbimento di calorie e grassi. Un individuo adulto dovrebbe introdurre circa 30 g di fibre ogni giorno numerosi disturbi e patologie sono infatti correlati alla carenza di fibre nella dieta, per esempio stitichezza, sindrome del colon irritabile, ipertensione arteriosa, obesità e calcoli biliari.
Fili realizzati in vetro o plastica, molto sottili e flessibili. Il loro utilizzo in ambito medico ha portato una vera e propria rivoluzione nella diagnostica, ma anche nella cura, in quanto ha reso possibile l'osservazione diretta delle strutture interne del corpo senza ricorrere alla chirurgia. Gli apparecchi a fibre ottiche vengono infatti sfruttati sia per artroscopie e gastroscopie (ossia per visualizzare le articolazioni e l'interno dello stomaco) sia per effettuare interventi in laparoscopia (cioè evitando di incidere l'addome).
Contrazione involontaria di fibre muscolari isolate che dà luogo a movimenti lievi e disordinati, non visibili a occhio nudo ma rilevabili mediante elettromiografia. è causata da un danno del motoneurone, ossia della cellula nervosa preposta a regolare la contrazione della fibra. Il termine viene usato anche per indicare la contrazione cardiaca rapida, disordinata e poco efficace dal punto di vista funzionale che si manifesta nelle aritmie cardiache (distinte in fibrillazione atriale e ventricolare).
Alterazione del ritmo e della contrattilità cardiaca con insorgenza di deboli e incomplete pulsazioni per eccitamento incoordinato degli atri. La frequenza dell'eccitamento atriale va da 400 a 600 battiti al minuto, mentre quella delle contrazioni ventricolari è più bassa per effetto del blocco atrio-ventricolare che insorge a fini protettivi. Questo blocco presenta variazioni continue che determinano un'aritmia delle contrazioni ventricolari. Di solito tale aritmia rappresenta una complicanza della cardiopatia ischemica o ipertensiva.
Alterazione del ritmo e della contrattilità cardiaca per eccitamento scoordinato dei ventricoli, che si traduce in una contrazione disordinata e in una gittata cardiaca insufficiente. Più grave della fibrillazione atriale, in quanto può determinare arresto cardiaco, va trattata nei centri di rianimazione mediante impiego di defibrillatore, un apparecchio che provoca uno shock elettrico sottoponendo il cuore al passaggio di una corrente alternata di circa 130 V. Spesso la fibrillazione ventricolare rappresenta una complicanza dell'infarto del miocardio.
Proteina che si forma nel sangue durante il processo di coagulazione, quando la trombina agisce sul suo precursore, il fibrinogeno. La fibrina si dispone a formare il coagulo, un fitto intreccio di fibre in cui rimangono intrappolati gli elementi figurati del sangue (eritrociti, leucociti e piastrine), così da bloccare l'emorragia in atto e avviare i processi riparativi di una ferita.
Glicoproteina disciolta nel plasma alla concentrazione di circa 200-400 mg/100 ml, che svolge un ruolo essenziale durante il processo di coagulazione del sangue: da essa deriva infatti la fibrina per azione enzimatica della trombina. Il fibrinogeno, i cui livelli ematici aumentano in seguito a numerosi processi di natura infiammatoria, viene studiato anche come indicatore di rischio d'infarto del miocardio.
Processo di scissione della fibrina in peptidi, tramite un meccanismo demolitivo complesso il cui scopo è di impedire che le dimensioni del coagulo aumentino eccessivamente o che si inneschi una coagulazione spontanea all'interno dei vasi sanguigni. In condizioni fisiologiche, di tale distruzione, che rappresenta una fase normale del processo coagulativo, è responsabile la proteasi plasmatica fibrinolisina (nota anche come plasmina). Quando il sangue è eccessivamente coagulabile, per un difetto di questo meccanismo (in genere congenito), si osserva una maggiore predisposizione alle patologie trombotiche. Per accelerare il dissolvimento del trombo si somministrano farmaci detti fibrinolitici.
Condizione patologica caratterizzata dalla presenza nelle urine di filamenti di fibrina.
Tumore benigno di origine epiteliale e ghiandolare, caratterizzato dalla presenza di abbondante tessuto connettivo. Può impiantarsi nelle ovaie, nella tiroide, nel pancreas, ma più spesso colpisce la mammella in quest'ultimo caso assume l'aspetto di in un nodulo ben circoscritto e provvisto di capsula, mobile rispetto alla cute e ai piani muscolari sottostanti. Ad accrescimento molto lento, aumenta di volume durante il periodo mestruale e in gravidanza. Tale neoformazione, più frequente nelle donne di età inferiore ai 30 anni, non rappresenta un rischio per la comparsa di tumori maligni, anche se la possibilità di questo evento aumenta laddove si riscontri una proliferazione cellulare anomala.
Tumore che origina dai fibroblasti, ossia dalle cellule che costituiscono il tessuto connettivo. La forma benigna prende il nome di fibroma, mentre quella maligna è detta fibrosarcoma. Sebbene possa comparire in vari distretti corporei, colpisce in genere il tessuto muscolare.