Branca della fisiologia preposta allo studio delle alterazioni che si producono nella funzionalità di cellule e organi e dei meccanismi profondi che stanno alla base delle malattie.
Tecnico abilitato a praticare terapie fisiche: in Italia la qualifica si ottiene frequentando un apposito corso di ""laurea breve"" della durata di tre anni. L'importanza di questa figura professionale emerge in particolare nel campo della riabilitazione delle vittime di gravi fratture e dei soggetti colpiti da danni motori di notevole entità, per esempio in conseguenza di un ictus o di incidenti stradali.
Piccolo canale che mette in comunicazione un'arteria con una vena, per un difetto congenito o in conseguenza dell'erosione di un aneurisma che sbocca all'interno di una vena vicina. Se la fistola è particolarmente ampia, potrebbe insorgere uno scompenso cardiaco per alterazione della distribuzione della pressione della circolazione arteriosa. La fistola arterovenosa può provocare fenomeni ischemici nell'area colpita o la formazione di emboli e ulcere.
Lesione che interessa i tessuti sottocutanei della piega tra i glutei. è causata dal continuo sfregamento dei peli, che provoca irritazione e infiammazione accompagnata da suppurazione. La fistola pilifera tende a verificarsi nei soggetti con fitta peluria e in coloro che praticano l'equitazione, è ad andamento cronico e deve essere trattata chirurgicamente.
Caso particolare di atresia esofagea, malformazione dell'esofago in cui la parte mediana dell'organo è atresica, cioè non canalizzata o assente. La fistola tracheoesofagea consiste in una comunicazione tra esofago e trachea: sono pertanto presenti due monconi esofagei, uno superiore e uno inferiore e questi possono comunicare con la trachea mediante una fistola. Ne sono noti 5 tipi e il tipo A, in cui è il moncone esofageo inferiore a comunicare con la trachea, è il più frequente comprendendo l'85 per cento dei casi. La fistola tracheoesofagea pura, in cui l'esofago non è interrotto e vi è una fistola tra la sua parte mediana e la trachea costituisce il tipo C e comprende il 4 per cento dei casi. La sintomatologia è già presente alla nascita per l'incapacità di nutrirsi del lattante a causa dell'atresia dell'esofago. Nel tipo C, la sintomatologia può essere più tardiva in quanto l'esofago è canalizzato, ma sono presenti infezioni respiratorie ricorrenti a causa dell'inalazione di cibo. La terapia è chirurgica.
Sostanza presente nelle piante verdi (soprattutto nell'erba medica), ma più spesso sintetizzata in laboratorio, nota anche come vitamina K1, fitonadione o fitomenadione. Somministrata per via orale o iniettata intramuscolo, trova impiego nella prevenzione e nel trattamento delle emorragie connesse a carenza di vitamina K. Potente antagonista dei farmaci anticoagulanti orali, è l'unica vitamina K naturale disponibile per uso terapeutico.
Forma sintetica di vitamina K (detto per questo anche vitamina K1) in grado di svolgere un'importante azione antagonista nei confronti degli anticoagulanti orali. Viene somministrato nel trattamento delle emorragie in corso o nella prevenzione di quelle causate da una ridotta concentrazione di protrombina nel sangue.
Disciplina della medicina naturale o alternativa che somministra rimedi di origine vegetale, definiti dall'OMS ""fitomedicine"". Tali rimedi hanno la particolarità di essere costituiti non da un'unica componente chimica isolata, ma dall'insieme sinergico di tutte le sostanze attive presenti in natura, il cosiddetto ""fitocomplesso"". Infatti i fitoterapeuti sono critici riguardo all'estrazione del singolo principio attivo da parte dell'industria farmaceutica, perché ritengono che l'utilizzo della pianta nella sua interezza sia garanzia di maggiore efficacia e sicurezza. Tuttavia, anche i preparati naturali possono provocare effetti collaterali o addirittura rivelarsi nocivi se somministrati in modo improprio da personale non sufficientemente preparato, ragione per cui vari paesi europei hanno ritenuto necessario dotarsi al riguardo di un apposito corpo normativo, analogo alla farmacopea ufficiale. La fitoterapia può essere impiegata da sola (in alcune affezioni) o come coadiuvante nei trattamenti a base di farmaci sintetici. Le fitomedicine, oltre a venire somministrate per via orale sotto forma di compresse, tinture e tisane, si prestano all'applicazione locale sotto forma di impacchi, colluttori, creme e unguenti. La branca della fitoterapia che utilizza oli essenziali a fini terapeutici prende il nome di aromaterapia.
Emissione attraverso l'ano di una miscela gassosa composta di metano e idrogeno, prodotta per azione dei batteri intestinali. Prima di venire espulso, il gas in eccesso provoca una dilatazione dell'addome, dando luogo al fenomeno del meteorismo. Quest'ultimo a sua volta può non essere riconducibile ad alcuna patologia oppure rappresentare un segno caratteristico del colon irritabile. L'unica terapia possibile consiste nell'evitare i cibi che aggravano il disturbo, facendo ricorso al carbone vegetale o al simeticone solo in caso di effettiva necessità.
Farmaco appartenente alla classe degli anticolinergici, utilizzato come analgesico locale, ma anche come antispastico nelle affezioni delle vie urinarie caratterizzate da spasmo muscolare e dolore (cistiti, disurie o disturbi connessi all'inserimento di catetere vescicale).
Infiammazione acuta o cronica di una vena, che alla palpazione si presenta come un cordone indurito e rilevato. Altri sintomi caratteristici sono dolore, edema, senso di pesantezza all'arto colpito, arrossamento della cute soprastante e aumento della temperatura locale. Tra le cause predisponenti le più importanti sono: insufficienza venosa, formazione di trombi, infezioni dei tessuti in prossimità di una vena, traumi, complicanze di iniezioni, prelievi o interventi chirurgici, malattie generali. Spesso evolve in tromboflebite.
Lenta somministrazione endovenosa di un liquido a cui sono stati preventivamente aggiunti farmaci, sostanze nutritizie (a base di glucosio, lipidi, proteine) o soluzioni elettrolitiche complesse. Per eseguirla sono necessari un flacone contenente la sostanza da iniettare, un tubicino flessibile con regolazione del flusso e un ago.
Dolore di una vena, spontaneo o indotto da percussione e pressione anche lievi. Può essere indicativo di un'infiammazione in atto (flebite), oppure rappresentare la conseguenza di una semplice stasi di sangue nel vaso. Nelle donne in gravidanza è causata da un aumento della pressione venosa agli arti inferiori.
Calcificazione presente all'interno di un vaso venoso, riscontrata generalmente in modo occasionale durante gli esami radiografici della zona pelvica. Non è indicativa di malattia.
Incisione chirurgica di una vena. Con questo termine si designa anche il foro praticato da un ago o da una cannula nel corso di un'iniezione o un prelievo endovenoso.
Formazione di trombi all'interno di una vena, con occlusione parziale del lume ma senza processi infiammatori (in caso contrario si parlerebbe di tromboflebite). Nella maggior parte dei casi colpisce gli arti inferiori, soprattutto a livello dei polpacci, manifestandosi con edema, dolore di lieve entità e arrossamento locale. Se sono interessate le vene profonde della gamba, sussiste il rischio di un'embolia polmonare. Predispongono a questa affezione un rallentamento della circolazione venosa e problemi della coagulazione connessi a malattie cardiovascolari. La terapia consiste nel riposo a letto e nella somministrazione di anticoagulanti.
Farmaco antiaritmico indicato nel trattamento di diversi disturbi del ritmo cardiaco, come le aritmie ventricolari e le tachicardie.
Grave processo infiammatorio a carico delle vene. In particolare si parla di flegmasia alba dolens per indicare la trombosi venosa profonda con ostruzione linfatica che può instaurarsi dopo il parto la flegmasia cerulea dolens è invece una trombosi venosa profonda complicata da problemi cardiocircolatori e shock.
Grave processo infiammatorio a carico del tessuto sottocutaneo o interstiziale, con formazione di pus e possibilità di evoluzione in ascesso, necrosi, ulcera tissutale. Gli agenti patogeni in causa sono principalmente lo stafilococco e lo streptococco. La sintomatologia comprende arrossamento, calore, tumefazione della parte colpita, febbre, cefalea, leucocitosi (aumento dei globuli bianchi). La terapia consiste nella somministrazione di antibiotici potenti e specifici, talvolta seguita dall'incisione chirurgica e dal drenaggio per favorire lo svuotamento.
Insieme di microrganismi (circa 100 mila miliardi, suddivisi in oltre 400 specie) presenti all'interno dell'intestino, dove costituisce un ecosistema indispensabile per lo svolgimento di importanti funzioni. L'equilibrio della flora batterica garantisce infatti il corretto assorbimento delle sostanze nutrienti, favorisce il transito intestinale e soprattutto agisce da barriera protettiva nei confronti di batteri o virus patogeni: l'ambiente acido da essa creato, infatti, ne impedisce la proliferazione. Diverse situazioni possono compromettere questo delicato equilibrio, per esempio un'alimentazione scorretta, l'assunzione di antibiotici e anche condizioni di stress in questi casi occorre ripristinare le condizioni di equilibrio somministrando fermenti lattici vivi (detti anche probiotici).