Concentrazione dei fosfati nelle urine. L'eliminazione dei fosfati da parte del rene è regolata principalmente dal paratormone. Anche se tale valore dipende dagli alimenti introdotti con la dieta ed è quindi soggetto a continue variazioni, si considera nella norma un'escrezione urinaria pari a 0,8-3 g al giorno. Livelli molto elevati sono di frequente riscontro nelle nefropatie, nel diabete e nell'iperparatiroidismo.
Antibiotico ricavato da ceppi di Streptomyces fraidae, molto attivo su batteri Gram-positivi, Gram-negativi e streptococchi. Somministrata per via orale, intramuscolare ed endovenosa, la fosfomicina trova impiego nelle infezioni urinarie e sistemiche causate dai suddetti microrganismi. Ha la proprietà di attraversare la barriera ematoencefalica e di diffondersi rapidamente nei tessuti, compreso quello nervoso la sua eliminazione avviene per via renale.
Forma di dermatite allergica che si sviluppa per effetto di un'esposizione ai raggi solari successiva al contatto con particolari sostanze o alla loro ingestione. Infatti, la luce agisce sulle sostanze in questione (perlopiù ingredienti dei deodoranti e dei disinfettanti, ma anche farmaci come sulfamidici, fenotiazine, alcune benzodiazepine e contraccettivi orali) rendendole capaci di innescare nell'organismo una risposta immunitaria con produzione di anticorpi.
Distruzione col laser delle placche ateromatose che si formano nelle arterie durante il processo di aterosclerosi.
Alterazione di un tessuto o di un vaso sanguigno e arresto dell'emorragia che ne consegue mediante la luce o il laser. è una procedura adottata soprattutto in oculistica per il trattamento del distacco di retina o della retinopatia causata dal diabete.
Intolleranza o eccessiva sensibilità alla luce, che spinge chi ne soffre a cercare la penombra e a proteggersi gli occhi con lenti scure. Oltre a essere frequente in molte patologie oculari, nelle meningiti e nell'emicrania, spesso contraddistingue malattie infettive come morbillo, rosolia e leptospirosi.
Recettore cellulare sensibile alla luce e in grado di trasmettere il segnale al cervello. Sono fotorecettori i coni e i bastoncelli della retina, che rendono possibile la visione.
Trattamento di alcune malattie o disturbi psicologici tramite esposizione del paziente ai raggi luminosi. Tra le patologie che traggono giovamento da un simile approccio spiccano le affezioni cutanee come la psoriasi e la vitiligine. Inoltre, i neonati che presentano ittero (colorazione giallastra sintomo di patologie epatiche) vengono in genere sottoposti a una luce fluorescente di colore azzurro, che determina un rapido abbassamento dei valori ematici di bilirubina. Infine, la fototerapia si rivela di notevole utilità anche nel trattamento delle forme stagionali di depressione.
Condizione patologica in cui le ossa sono estremamente deboli e dunque più spesso soggette a fratture. Può essere causata da disturbi propri dell'osso (per esempio osteomielite) oppure da malattie sistemiche quali l'osteoporosi, il rachitismo e il morbo di Paget osseo.
Malattia infettiva molto contagiosa frequente nei paesi tropicali e subtropicali, che colpisce soprattutto i bambini piccoli. L'agente responsabile è un batterio, il Treponema pallidum, che provoca una malattia in tre stadi a lento decorso clinico, dopo un periodo d'incubazione variabile dalle 2 alle 7 settimane. La manifestazione d'esordio è la comparsa di una lesione singola, in genere localizzata a una gamba, costituita da un granuloma trasudante siero che si espande verso l'esterno (framboesioma) nella seconda fase, caratterizzata dalla diffusione ematica dell'infezione, compaiono lesioni della pelle e delle ossa, più piccole di quella originaria ma diffuse su tutto il corpo da queste manifestazioni cutanee caratteristiche, che ricordano il frutto di lampone (framboise in francese) per il colore rosso vivo e la superficie irregolare, prende appunto il nome la malattia. Nello stadio finale le papule si trasformano in noduletti duri (gomme) che, ulcerandosi, tendono a distruggere la pelle e le ossa, causando gravi mutilazioni. La terapia è a base di antibiotici.
Rottura di un osso e/o di una cartilagine in due o più parti in seguito a sollecitazioni eccessive rispetto ai limiti di resistenza del tessuto. I frammenti ossei prendono il nome di ""monconi di frattura"", mentre la fessura che li separa è denominata ""rima di frattura"". Le fratture si distinguono in complete e incomplete a seconda che il cilindro osseo venga interessato nella sua interezza o interrotto solo in parte. Se danno luogo alla formazione di due frammenti si dicono semplici, altrimenti pluriframmentarie o ancora comminute, per la presenza di numerose schegge di piccole dimensioni. In base alla direzione e alla forma della rima di frattura si distinguono poi fratture trasverse (con rima posta in direzione ortogonale rispetto all'asse longitudinale dell'osso), oblique (con rima inclinata rispetto all'asse longitudinale dell'osso), longitudinali (con rima parallela all'asse lungo dell'osso) oppure spiroidi (con rima che si avvolge intorno all'osso). Le fratture si classificano ulteriormente in chiuse se la pelle circostante non ha subito lacerazioni, ed esposte se l'osso è visibile all'esterno composte se i monconi hanno conservato la posizione consueta, e scomposte se i due monconi si presentano ruotati, angolati in modo anomalo o parzialmente sovrapposti si dicono infine stabili in mancanza di forze in grado di far assumere ai monconi una posizione reciproca errata, instabili in caso contrario. Dal punto di vista della causa le fratture possono essere traumatiche, patologiche e da durata. Le prime, tipiche dei soggetti giovani, riguardano un osso sano sottoposto a una forza esterna di un'intensità superiore alla sua capacità di resistenza. Le seconde, riscontrabili soprattutto negli anziani, insorgono in presenza di altre alterazioni (per esempio osteomielite, osteoporosi, tumori) che predispongono l'osso alla rottura anche a seguito di una sollecitazione di lieve entità, incapace di danneggiare un tessuto sano. Infine, le fratture da durata sono a carico di un osso sano sottoposto a piccoli traumi ripetuti. Indipendentemente dal tipo di frattura, segni e sintomi costanti sono dolore esacerbato dal movimento, deformità della parte colpita per lo spostamento dei monconi, incapacità totale o parziale di utilizzare la parte colpita, tumefazione, ematoma. La prima misura da attuare in caso di frattura è l'immobilizzazione, che oltre a prevenire danni ulteriori, allevia il dolore e arresta un'eventuale emorragia. Si rende poi necessario ridurre la frattura, cioè ricondurre i monconi nella loro posizione normale, intervenendo manualmente, esercitando una trazione oppure ricorrendo all'intervento chirurgico. Il passo successivo consiste nel contenere la frattura, mediante tutori esterni (gessi e stecche) o mezzi di sintesi (placche metalliche, chiodi endomidollari), applicati a contatto con l'osso nel corso di un intervento chirurgico. La guarigione, favorita dall'immobilità della parte interessata, avviene per formazione di nuovo osso (il cosiddetto callo) che salda i frammenti interrotti colmando le lacune. Una volta avvenuta tale riparazione, sarà opportuno sottoporre il paziente a esercizi di rieducazione motoria per preservare il tono muscolare e la funzione articolare.
Trauma che interessa contemporaneamente le due ossa dell'avambraccio (radio e ulna), nel tratto a ridosso del polso. Si verifica tipicamente nel tentativo di ammortizzare con le mani una caduta in avanti ed è spesso accompagnata da uno spostamento dorsale dei frammenti ossei, che conferiscono all'arto un aspetto simile al dorso di una forchetta. Il trattamento richiede l'allineamento delle ossa che, nei casi più gravi, deve essere eseguito chirurgicamente mediante uno speciale chiodo, allo scopo di garantire la stabilità dei frammenti.
Affezione patologica causata da un'infezione batterica (in genere stafilococchi) che attraverso il sangue si diffonde a vari organi e in particolare alle vertebre, determinando un'osteomielite con frattura del corpo vertebrale. Si manifesta con febbre e dolore lombare non alleviato dal riposo gli esami di laboratorio mostrano leucocitosi e VES elevata. L'approccio terapeutico si basa sulla causa all'origine e può essere integrato con appositi apparecchi ortopedici in genere la frattura di Pott comporta permanenti deformazioni della colonna vertebrale.
Individuo con ridotto sviluppo delle capacità intellettive per ritardo mentale. In genere questi soggetti presentano un'età mentale di circa 7-12 anni.
Sorta di nevrosi cardiaca che provoca l'insorgenza di dolori al petto, affanno e cardiopalmo. Detta anche astenia neurocircolatoria, questa condizione è in genere riconducibile a uno stato ansioso.
Quadro clinico caratterizzato da distensione dell'addome, che spinge ad assumere una postura di lordosi. Associata a stitichezza e meteorismo addominale, è tipica di soggetti ansiosi o fobici.
Numero di battiti cardiaci registrabili in un minuto, palpando il polso (frequenza periferica) o ascoltando i toni cardiaci (frequenza centrale), valutazioni che a volte, per esempio in certe forme di aritmia, producono risultati diversi. La frequenza cardiaca, controllata dal sistema nervoso autonomo, ha un valore normale di circa 75 battiti al minuto, ma può subire oscillazioni per rispondere alle richieste di ossigeno degli organi periferici: aumenta sotto sforzo, fino a raggiungere i 160-180 battiti al minuto, e si riduce durante il sonno. Quando supera i 100 battiti al minuto si instaura una condizione di tachicardia, mentre sotto i 60 insorge la bradicardia.
Malattia ereditaria che esordisce nell'infanzia o nella prima adolescenza e che di solito porta al decesso intorno ai 35-40 anni di età. Detta anche atassia familiare o atassia spinocerebellare, si manifesta con una progressiva debolezza degli arti inferiori che rende il passo malfermo e provoca tremore quando il soggetto rimane fermo in piedi. In caso di coinvolgimento della muscolatura faringea possono insorgere problemi nell'alimentazione. Intelligenza o affettività di rado risultano compromesse. Poiché non esiste alcuna terapia efficace, acquista particolare importanza la diagnosi prenatale.
Nella donna, disturbo della sfera psicosessuale caratterizzato da mancanza di desiderio o di eccitazione, con conseguente impossibilità di raggiungere o mantenere la lubrificazione e la congestione vaginale fino al termine dell'atto sessuale. Può essere causata da patologie in atto in sede genitale (cistite, vaginite, endometriosi), disturbi del sistema nervoso centrale o periferico, squilibri endocrini come l'ipotiroidismo, anche se nella maggior parte dei casi la sua causa va ricercata in problemi di natura psichica in particolare, possono inibire il desiderio sessuale il senso di colpa e il timore dell'intimità.
Soluzione che viene utilizzata direttamente sulla pelle per provocare una leggera vasodilatazione. La percentuale di alcol è compresa tra il 68,5 e il 71,5 per cento, mentre la parte rimanente è costituita da acqua e agenti denaturanti.