Malattia infettiva di origine virale che colpisce gli animali occasionalmente può essere trasmessa all'uomo mediante il morso di un animale infetto, in quanto nella saliva sono presenti grandi quantità del virus responsabile. La rabbia è diffusa in tutto il mondo, in particolare nei continenti asiatico e africano. Il virus penetrato con il morso giunge al sistema nervoso centrale lungo i nervi sensitivi, provocando la morte dei neuroni delle corna posteriori del midollo, del mesencefalo e dei gangli della base. L'incubazione dura in media 20-90 giorni e i sintomi principali sono disturbi della deglutizione, idrofobia e dolori violenti. La malattia si manifesta con sintomi da iperstimolazione del sistema nervoso sensitivo (idrofobia, aerofobia e dolori violenti) seguiti da una fase di paralisi generalizzata e quindi morte. Una volta che la malattia si è manifestata non è disponibile alcuna terapia, ma in caso di morso da parte di un animale che si ritiene sospetto è necessario sottoporsi subito alla vaccinoprofilassi: data la lunga incubazione della malattia, è possibile attivare una risposta immunitaria efficace prima che il virus si diffonda al sistema nervoso centrale. I vaccini oggi disponibili sono ottenuti da colture cellulari e non danno complicazioni neurologiche né effetti collaterali rilevanti.
Progressiva distruzione del tessuto dei muscoli striati causata da diversi fattori, per esempio traumi estesi o sforzi intensi, miopatie, alcuni farmaci (amfetamine, isoniazide, statine), infezioni virali e batteriche, ipertermia maligna. Si manifesta con contratture dolorose dei muscoli, presenza di mioglobina nelle urine (che assumono una colorazione scura) e aumento del tasso ematico degli enzimi muscolari (in particolare la creatinfosfochinasi). Può evolvere in insufficienza renale acuta.
Tumore maligno della muscolatura striata, a decorso aggressivo e con tendenza alla recidiva e alla disseminazione. Ne esistono tre forme differenti, in relazione all'età del soggetto colpito: pleiomorfico (adulti), alveolare (giovani) ed embrionale (neonati e bambini). Il rabdomiosarcoma costituisce più del 50 per cento di tutti i tumori delle parti molli e i trattamenti attuali, grazie a un approccio congiunto chirurgico, radioterapico e chemioterapico, hanno condotto a significativi risultati.
Dolore alla colonna vertebrale (rachide) causato da lesioni, difetti strutturali, errata postura, infiammazioni, osteoporosi e, di rado, tumori. In genere non sono necessarie particolari indagini diagnostiche, ma spesso viene comunque eseguita una radiografia, per esaminare la struttura ossea della colonna vertebrale.
Metodo di anestesia parziale che prevede l'iniezione di una soluzione anestetica nello spazio sottoaracnoideo spinale. Diffondendosi nel liquido cefalo-rachidiano (liquor), l'anestetico entra a contatto con le radici spinali e ""addormenta"" l'area sottostante.
Alterazione del processo di mineralizzazione della cartilagine dell'osso durante la fase di accrescimento. Alla base del rachitismo c'è un deficit di vitamina D, legato sia a un insufficiente apporto dietetico, sia alla scarsa esposizione del soggetto ai raggi del sole, che contribuiscono ad attivare tale vitamina all'interno dell'organismo. La patologia colpisce in genere i bambini, ma può interessare anche i neonati, i vegetariani o i soggetti costretti all'immobilità. I segni si manifestano in genere sotto forma di anomalie scheletriche: ritardo nella chiusura della fontanella, sporgenze in corrispondenza di polsi e caviglie verso i 4-8 mesi, incurvamento degli arti inferiori. Tali segni sono spesso accompagnati da una diminuzione del tono muscolare: le ossa risultano molli, cedevoli e tendono a piegarsi sotto il peso del corpo. La diagnosi si avvale della radiografia dello scheletro e del dosaggio ematico di calcio e fosfati (che risultano bassi) e della fosfatasi alcalina (che al contrario è elevata). Il trattamento prevede la somministrazione di complessi polivitaminici (ricchi in particolare di vitamina A e D), maggiore esposizione alla luce del sole e correzioni ortopediche se necessarie.
Unità di misura della dose di radiazione assorbita, cioè della quantità di energia che viene assorbita e trattenuta all'interno della materia. Dal 1985 è stato sostituito con l'unità del sistema internazionale gray (Gy), che corrisponde a 100 rad.
Energia liberata da un corpo, che si propaga per onde (per esempio quelle sonore) o per corpuscoli (per esempio elettroni, protoni e così via). Le radiazioni possono essere ionizzanti o non ionizzanti. Nel primo caso provocano l'espulsione di uno o più elettroni dall'atomo colpito: questi elettroni sono liberi di combinarsi con altri ioni. Quelle non ionizzanti invece si limitano a eccitare gli atomi senza provocare l'espulsione di elettroni. Le radiazioni ionizzanti (per esempio i raggi gamma e i raggi X) viaggiano in linea retta e diminuiscono di intensità a mano a mano che penetrano nei tessuti biologici sono sia naturali (per esempio i raggi cosmici) sia create artificialmente dall'uomo per scopi diversi. Quelle non ionizzanti sono invece rappresentate dai raggi ultravioletti, dai campi magnetici e dagli ultrasuoni. Nel corso del tempo, le radiazioni possono danneggiare le cellule dell'organismo, provocando un'alterazione della struttura del DNA e della riproduzione, in relazione alla dose di radiazioni subita. I danni si manifestano con tumori o malformazioni, che insorgono anche a distanza di tempo. Tali effetti lesivi, opportunamente modulati, sono anche alla base della radioterapia anti-cancro.
Molecole instabili, pronte a reagire con altre molecole in quanto hanno un elettrone disponibile (""spaiato""). Nell'uso corrente, il termine si riferisce spesso ai radicali liberi dell'ossigeno, prodotti all'interno dei mitocondri, dove generalmente l'ossigeno viene utilizzato per produrre energia. Un eccesso di radicali liberi si forma per esempio nei processi biochimici correlati all'affaticamento muscolare e favorisce l'invecchiamento cellulare.
Infiammazione che interessa una o più radici dei nervi spinali, in genere a livello degli arti e del torace. Si manifesta in seguito alla compressione delle radici da parte di un disco intervertebrale, di una neoplasia o di un restringimento dei forami intervertebrali. I sintomi sono dolore in corrispondenza della sede della radice, torpore e atrofia muscolare. L'accertamento diagnostico può richiedere una radiografia, una TAC o una RMN.
Disturbo patologico che interessa le radici dei nervi in entrata e in uscita dal midollo spinale (sensitivi e motori). Le lesioni possono essere causate da differenti malattie, acute o croniche: spesso il nervo viene compresso da un'ernia del disco, ma anche il diabete mellito o alcune neuropatie infettive possono essere accompagnate da radicolopatia. Il paziente avverte dolore e calo della sensibilità o della mobilità della parte interessata. La terapia è volta a eliminare la causa scatenante (per esempio il disco vertebrale) quando possibile, altrimenti è sintomatica e si basa sulla somministrazione di antidolorifici unita a fisioterapia.
Intervento chirurgico che prevede l'asportazione parziale o totale della radice di un nervo sensitivo, motorio oppure misto. è un'operazione eseguita in genere in caso di nevralgia o dolori dovuti a neoplasie.
Osso lungo situato nella parte esterna dell'avambraccio (in corrispondenza del pollice), a fianco dell'ulna, che si articola con polso e gomito. La forma dell'estremità superiore è cilindrica e si congiunge con l'omero, mentre quella inferiore ricorda un tronco di piramide e il punto in cui si articola con il polso viene detto articolazione radio-carpica. è un osso facilmente soggetto a fratture, localizzate spesso nella parte del polso (per esempio a causa di una caduta in avanti).
Proprietà di alcuni nuclei atomici, che subiscono trasformazioni in grado di liberare radiazioni ionizzanti (raggi o particelle). è un fenomeno naturale ma può anche essere indotto mediante una reazione nucleare, e in questo caso si parla di radioattività artificiale.
Forma di infiammazione della pelle che insorge in seguito all'esposizione a radiazioni ionizzanti (raggi X, gamma, beta e alfa). La forma acuta è caratterizzata da arrossamento e, a volte, caduta di peli e capelli in situazioni particolarmente gravi la pelle può andare incontro a erosione e coprirsi di ulcere. La radiodermatite cronica compare spesso a distanza di tempo dal contatto con le radiazioni i sintomi iniziali sono gli stessi ma può evolvere verso l'ipercheratosi o tumori della pelle.
Patologia causata dall'esposizione a radiazioni ionizzanti, per esempio raggi gamma e raggi X. Gli ioni da esse rilasciati sono in grado di attraversare i tessuti e di interferire quindi con i normali processi fisiologici e biologici dell'organismo, provocando danni più o meno gravi in relazione sia al tipo di radiazione sia alla quantità assorbita. Le manifestazioni possono insorgere entro le prime 24 ore, anche se il danno maggiore rimane latente e favorisce lo sviluppo di tumori.
Immagine di un organo o di una parte del corpo che, grazie all'azione dei raggi X, viene impressa su speciali pellicole fotografiche. La tecnica radiografica è applicata in diagnostica ed esistono diversi approcci per ottenere l'immagine finale, in relazione alla zona da esaminare.
Elemento naturale o di sintesi dotato di radioattività. Diversi radioisotopi artificiali possono essere impiegati in procedure diagnostiche o terapeutiche: lo iodio 131 per esempio consente di esaminare la tiroide, mentre altri elementi vengono utilizzati per la terapia dei tumori.
Disciplina che studia le radiazioni elettromagnetiche e le loro possibili applicazioni in campo diagnostico e terapeutico. In particolare, la radiologia medica è un ramo della medicina che si avvale delle radiazioni, in particolare i raggi gamma e i raggi X, per esaminare le strutture dell'organismo e per curare alcune patologie (la cosiddetta radioterapia).
Medico specializzato in radiologia, che esegue interventi radiodiagnostici e radioterapeutici. Il tecnico radiologo invece è un operatore sanitario che collabora con il radiologo.