Ognuna delle due cavità presenti nella parte inferiore del cuore, che contraendosi nella sistole pompano il sangue nelle arterie. Sono divise da una parete muscolare, il cosiddetto setto interventricolare, e presentano ciascuna due valvole: una funge da separazione dall'atrio corrispondente (valvola mitrale a sinistra, tricuspide a destra), l'altra dall'arteria ricevente (valvola aortica a sinistra, polmonare a destra). Il ventricolo sinistro raccoglie sangue arterioso ossigenato dalle vene polmonari e dall'atrio sinistro soprastante per poi inviarlo all'arteria aorta che lo distribuisce in tutto l'organismo presenta una parete più spessa dell'altro perché contraendosi mette in circolo un maggior volume di sangue. Il ventricolo destro invece riceve sangue venoso proveniente dal grande circolo e lo convoglia verso i polmoni, dove tornerà ad arricchirsi di ossigeno.
Ciascuna delle quattro cavità dell'encefalo tra loro comunicanti e contenenti il liquido cefalorachidiano o liquor. I ventricoli cerebrali sono rivestiti da uno strato di epitelio ciliato detto ependima. Il primo e il secondo, posizionati lateralmente ed estesi dal lobo frontale a quello occipitale, hanno per tetto la parte frontale del corpo calloso e per pavimento il talamo ottico entrambi comunicano attraverso il forame di Monro con il terzo ventricolo, localizzato in posizione mediana tra talamo e ipotalamo, davanti al chiasma ottico. Il quarto ventricolo, chiamato anche fossa romboidale, è una cavità appiattita posta tra cervelletto, bulbo e ponte comunica in basso con il canale centrale del midollo spinale, in alto con il terzo ventricolo tramite l'acquedotto mesencefalico di Silvio.
Esame radiologico che permette di valutare la funzionalità dei ventricoli cerebrali o cardiaci. Nel caso dei ventricoli cerebrali comporta la trapanazione bilaterale del cranio, la puntura dei ventricoli e l'asportazione di una quantità di liquor pari al volume d'aria che si intende introdurre. Tale procedura è stata completamente soppiantata da altre metodiche meno rischiose, in particolare dalla TAC e dall'RMN. Nel caso dei ventricoli cardiaci l'esame può essere fatto sia riposo, sia dopo sforzo, previa iniezione di un mezzo di contrasto. Serve a seguire il decorso postoperatorio di pazienti sottoposti ad angioplastica o bypass, oppure a monitorare l'effetto di farmaci gravati da cardiotossicità potenziale.
Proliferazione epidermica benigna causata dal papillomavirus umano e trasmissibile per contagio diretto da un soggetto all'altro o per autoinoculazione. Le verruche, che siano singole o multiple, si presentano come papule rotondeggianti di consistenza dura e colorito normale, con diametro variabile da 1 a 10 mm. Nel 50% dei casi vanno incontro a regressione spontanea, ma possono anche persistere per anni, tendendo a recidivare nello stesso punto o in aree diverse in genere, se i trattamenti locali a base di acido salicilico o azoto liquido si rivelano inefficaci, per distruggerle si fa ricorso alla crioterapia, alla diatermocoagulazione e alla laserterapia. La forma più comune è la verruca volgare o porro, che in genere colpisce le parti del corpo soggette a traumi, come mani, viso, gomiti e ginocchia ha superficie rilevata e rugosa. La verruca piana si manifesta invece sotto forma di agglomerati di piccole papule lisce (1-5 mm) localizzati sul dorso delle mani, sul volto e sulla superficie anteriore delle gambe. La verruca plantare è una piccola lesione rugosa, nella maggior parte dei casi singola, a carico delle dita dei piedi e dei talloni. Un caso a parte per le sue peculiarità morfologiche e per la sede d'insorgenza è rappresentato dalla verruca genitale, detta anche condiloma acuminato, dalla tipica struttura a cavolfiore.
Minuscola lesione causata da HPV (Human Papilloma Virus), che si presenta in piccoli gruppi localizzati a livello dei genitali (pene, vulva, vagina e ano). Le verruche genitali sono meglio conosciute con i nomi di condiloma acuminato o di ""creste di gallo"" e vengono trasmesse attraverso rapporti sessuali non protetti. Possono essere trattate con varie tecniche (diatermocoagulazione, crioterapia, laser) o asportate chirurgicamente.
Raccolta di liquido organico in tessuti e cavità anatomiche in seguito a traumi, infiammazioni o processi infettivi: il liquido in questione, che viene detto essudato se di origine infiammatoria, trasudato in caso contrario, in genere ha carattere sieroso, ma può essere anche emorragico o purulento. Le sedi in cui tende ad accumularsi più spesso sono le articolazioni, la cavità peritoneale, lo spazio tra i foglietti pericardici e quello compreso tra i foglietti pleurici.
Raccolta liquida sierosa all'interno di un'articolazione (idrartro) in seguito a traumi, processi infiammatori o infezioni a carico della membrana sinoviale, che viene stimolata a secernere fluido lubrificante in quantità abnorme. Il versamento si manifesta con gonfiore articolare, limitazione dei movimenti, dolore da distensione, a volte arrossamento e calore. Il liquido aspirato con una siringa in corso di artrocentesi è giallo e piuttosto limpido contiene però sangue (e in tal caso prende il nome di emartro) se a provocare il fenomeno è stato un trauma complicato dalla rottura di un vaso sanguigno all'interno dell'articolazione. La terapia è locale e prevede riposo assoluto con applicazione di impacchi in corrispondenza dell'articolazione colpita la puntura evacuativa è indicata solo in caso di versamento molto abbondante.
Raccolta di liquido nella cavità pleurica, lo spazio che separa il polmone dalla parete toracica. Può essere emorragico (ematopleura), infiammatorio (da pleurite) o non infiammatorio, per esempio in caso di scompenso cardiaco o di malattia che altera la concentrazione delle proteine nel sangue può inoltre essere causa di difficoltà respiratoria (dispnea). La percussione della parete toracica eseguita nel corso della visita medica ne consente l'individuazione, sotto forma di area di suono ""ottuso"". Il trattamento è strettamente collegato al tipo di versamento e prevede la somministrazione di antibiotici, antinfiammatori oppure cortisonici.
In ostetricia, cambiamento di presentazione del feto, detto anche rivolgimento, che ha lo scopo di agevolare il parto. La versione può essere un fenomeno naturale e spontaneo oppure essere indotta da una manovra manuale, effettuata esercitando compressione sull'addome dall'esterno, oppure intervenendo sia dall'esterno sia dall'interno. Il cambiamento di presentazione da podalica a cefalica prende il nome di versione cefalica. In ginecologia, invece, la versione rappresenta l'angolo esistente tra l'asse del collo e quello del corpo dell'utero quando il corpo dell'utero devia verso la sintesi pubica si determina antiversione, mentre la retroversione consiste nell'inclinazione dell'organo verso il dorso sia con il collo, sia con il corpo, cosicché l'angolo tra le due componenti viene a mancare. Infine, in oftalmologia, la versione è la rotazione di entrambi gli occhi nella medesima direzione, con conseguente spostamento dell'asse visivo a destra o a sinistra.
Ciascuno dei 33-34 segmenti ossei che, sovrapposti l'uno all'altro e articolati tra loro, formano la colonna vertebrale. In particolare, 7 vertebre sono cervicali (la prima, che si articola con l'osso occipitale, prende il nome di atlante, la seconda viene detta epistrofeo), 12 toraciche o dorsali (articolate con le coste), 5 lombari, 5 sacrali, 4-5 coccigee. Sacrali e coccigee sono fuse saldamente a formare l'osso sacro e il coccige, rispettivamente. Nonostante la varietà anatomica che le caratterizza in relazione al tratto della colonna vertebrale di cui fanno parte, sono tutte ossa brevi a struttura spugnosa, in cui si riconosce un corpo anteriore, corrispondente alla parte più voluminosa e robusta, e un arco posteriore (con la caratteristica sporgenza detta apofisi), che assieme al corpo delimita il foro intervertebrale la sovrapposizione di tutte le vertebre forma quindi un canale, detto canale rachideo, attraverso cui passa il midollo spinale. L'arco, unito al corpo da due piccoli peduncoli, presenta inoltre un'apofisi spinosa posteriore, due prominenze laterali dette apofisi trasverse e due lamine grazie alle quali le vertebre si articolano tra loro. Interposti ai corpi vertebrali si trovano i dischi intervertebrali, strutture a forma di lente biconvessa, di consistenza morbida ed elastica che assieme ai legamenti conferiscono mobilità alla colonna.
Disturbo molto frequente caratterizzato da instabilità del corpo nello spazio. Si parla di vertigine soggettiva (o centrale) se è il soggetto a sentirsi instabile, con incapacità più o meno marcata a mantenere la posizione eretta si definisce per contro vertigine oggettiva (o periferica) la condizione in cui l'individuo ha l'impressione che siano gli oggetti o la stanza a ruotare, comunque accompagnata da una sgradevole sensazione di perdita dell'equilibrio. In alcuni casi una vertigine può comparire anche in posizione sdraiata e tende a presentarsi quando il soggetto gira il capo in una certa posizione: si tratta della cosiddetta vertigine posizionale parossistica, che ha come causa scatenante la formazione di minuscoli calcoli (detti otoliti) all'interno delle strutture dell'orecchio e in particolare della parte che controlla l'equilibrio. In questi soggetti la sensazione di dover cadere al suolo è molto sgradevole ed è accompagnata da nausea tale il disturbo può essere efficacemente curato mediante un'apposita manovra (detta di Semon). Le vertigini oggettive non provocano perdita di coscienza, possono essere anche molto intense e la loro durata è variabile (da pochi secondi a poche ore, ma anche a qualche giorno). Possono essere accompagnate da nausea e talvolta anche da vomito, sudorazione o tachicardia. Le cause sono diverse e possono coinvolgere le strutture dell'orecchio (organo estremamente importante per il mantenimento dell'equilibrio) come avviene nelle labirintiti, nell'otosclerosi e nella malattia di Ménière, oppure possono essere conseguenti a problemi circolatori, a intossicazione da farmaci o ad artrosi cervicale. Nel caso delle vertigini soggettive è prevalente una generica sensazione di instabilità corporea accompagnata dall'incapacità più o meno spiccata a mantenere l'equilibrio e la posizione eretta o a camminare correttamente senza ""oscillazioni"". Spesso coesistono sensazioni di confusione mentale, di stordimento, di generica difficoltà a orientarsi nello spazio e nel tempo in alcuni casi può comparire anche un'amnesia. Le cause possono essere circolatorie, neurologiche o traumatiche. L'inquadramento di questi disturbi dipende in prima istanza da un attento esame clinico e dalla raccolta della storia clinica del soggetto solo in secondo momento possono essere utili delle indagini strumentali. La terapia varia a seconda della causa del disturbo spesso non si riesce a trovare una definitiva soluzione al problema e si ricorre a interventi di tipo palliativo.
Sigla di Velocità di Eritro Sedimentazione, con cui si indica la rapidità con cui i globuli rossi presenti in un campione ematico sedimentano nel plasma in cui sono sospesi. Per valutare questo parametro, si pone il campione di sangue venoso da analizzare in una provetta millimetrata, lunga e sottile, previo trattamento con citrato di sodio, che funge da anticoagulante a distanza di una o due ore si procederà poi alla lettura del livello raggiunto dalla colonna di plasma sovrastante il sedimento (valori di riferimento alla prima ora: 10 mm negli uomini, 12 mm nelle donne). Tenendo presente che la VES va facilmente incontro ad alterazioni anche per effetto di eventi banali, questo esame non consente di risalire alla patologia in atto ed è quindi da considerarsi aspecifico. In genere, tale valore risulta superiore alla norma in presenza di processi infiammatori, infezioni, malattie autoimmunitarie, tumori, mentre subisce una diminuzione nella policitemia o in forme d'anemia di particolare gravità.
Disfunzione della vescica urinaria le cui principali manifestazioni sono un impellente bisogno di urinare e un aumento della frequenza della minzione (pollachiuria) a fronte di un'emissione piuttosto scarsa di urina. Poiché il tono muscolare delle pareti dell'organo si presenta aumentato, questa disfunzione è nota anche come vescica ipertonica. Quando non si presenta come un disturbo psicosomatico riconducibile a cause funzionali, può insorgere a seguito di un processo infiammatorio anche a carico degli organi vicini o essere riconducibile a focolai di irritazione locale per la presenza di una calcolosi vescicale o una neoplasia.
Organo internamente cavo, simile a un ""sacchetto"" dilatabile, che occupa la parte bassa della pelvi in posizione mediana subito dietro il pube nell'uomo si trova al di sopra della prostata e davanti al retto, mentre nella donna è a contatto con la vagina e l'utero collegata ai reni mediante gli ureteri, funge da serbatoio di raccolta dell'urina e nell'adulto ha una capacità di circa 500 ml. Quando è vuota ha forma grossolanamente triangolare ed è nascosta dalla sinfisi pubica, mentre quando è piena assume un aspetto ovoidale e appare rilevata verso l'alto. è dotata di tre orifizi, che delimitano uno spazio detto trigono vescicale due di essi costituiscono lo sbocco degli ureteri, che convogliano in questo organo l'urina prodotta dai reni, mentre il terzo rappresenta l'imbocco dell'uretra e quindi la via di deflusso dell'urina. Nella vescica si riconoscono tre strati, detti anche tuniche: procedendo dall'interno verso l'esterno, la mucosa rivestita da epitelio, ricca di pieghe e corrugamenti, quindi la complessa tunica muscolare le cui contrazioni, in parte volontarie, provocano lo svuotamento del viscere per espulsione dell'urina, e infine la sierosa.
Registrazione delle variazioni di direzione e intensità cui vanno incontro le forze elettriche generate dal cuore, e in particolare da una sua zona chiamata nodo senoatriale, durante un ciclo cardiaco. Questa metodica, che si esegue applicando elettrodi al torace del paziente come nell'elettrocardiogramma, consente di studiare alcuni disturbi del ritmo cardiaco (aritmie).
Artropode (zanzara, mosca, cimice, pidocchio, zecca o pulce) in grado di trasportare l'agente causale di una malattia infettiva per poi trasmetterlo all'uomo. Si definisce vettore biologico o vettore ospite se il microrganismo patogeno compie al suo interno parte del ciclo vitale: è il caso della zanzara anofele, nel cui intestino si moltiplica il Plasmodium falciparum che trasmette all'uomo la malaria. Prende invece il nome di vettore meccanico se si limita a fungere da veicolo d'infezione e non è quindi indispensabile per la sopravvivenza del microrganismo che trasmette. Ha questa funzione la mosca che, venuta in contatto con feci infette, trasporta sulle zampe batteri destinati a contaminare i cibi su cui si poserà successivamente.
Batterio Gram-negativo a forma di bastoncello ricurvo, appartenente alla famiglia Spirillaceae, ordine Pseudomonadali. Aerobio e sporigeno, è dotato di un flagello polare che gli assicura mobilità. Tra le specie patogene per l'uomo, il più noto è l'agente causale del colera (Vibrio cholerae), produttore di una potente tossina citoplasmatica che, agendo sulle cellule della mucosa intestinale, provoca frequenti scariche diarroiche con conseguente disidratazione e massiccia deplezione di elettroliti. Tossinfezioni alimentari analoghe ma di minore intensità e durata sono prodotte nell'uomo dai vibrioni di altre specie (per esempio, alcuni ceppi del Vibrio parahaemolyticus), contenuti, oltre che nell'acqua, nei pesci e nei molluschi.
Sistema di organi cavi percorsi dall'aria in fase di immissione (dall'esterno all'interno dei polmoni) e in quella di emissione (dai polmoni all'esterno). Per mezzo di essi, l'aria inspirata dal naso e dalla bocca passa nella gola (faringe e laringe), nella trachea e nei bronchi, giungendo fino agli alveoli polmonari. Le prime vie aeree sono rivestite di mucosa atta a a umidificare, riscaldare e purificare l'aria inspirata.
Insieme delle strutture cave e dei canali che durante i pasti permettono il transito della bile dal fegato alla colecisti e da questa al duodeno ne fanno parte i dotti biliari, la colecisti, il dotto epatico, il dotto colecistico e il coledoco. Tali condotti possono essere sede di un'occlusione, con conseguente accumulo di bile che provoca ittero e, col passare del tempo, una cirrosi biliare. Le cause più frequenti di tale fenomeno sono calcoli incuneati nel punto in cui il coledoco sbocca nel duodeno, tumori del pancreas o di organi contigui, infiammazioni e parassitosi.
Parte dell'apparato urinario che permette la raccolta, la progressione e l'eliminazione dell'urina formatasi a livello renale. Comprendono bacinetti renali (o pelvi), ureteri, vescica urinaria e uretra, quest'ultima di forma, lunghezza e decorso molto diversi nei due sessi. Tra le numerose patologie che possono colpire le vie urinarie, le più frequenti sono malformazioni congenite (ureteri multipli o brevi, bacinetti doppi, ipospadia), calcolosi, infezioni (pielonefriti, ascessi renali, cistiti, prostatiti, uretriti), tumori benigni o maligni.