Zona della retina, detta anche papilla ottica, caratterizzata dall'assenza di cellule fotosensibili: in questo punto infatti avviene l'inserimento del nervo ottico nel bulbo oculare. Tale ""difetto"" in genere passa inosservato, in quanto il campo visivo di ciascun occhio si sovrappone in parte a quello dell'altro, ma può essere evidenziato in particolari condizioni (per esempio quando è un solo occhio a svolgere le funzioni visive).
Il punto di Grafenberg, meglio noto come punto G, dal nome del ginecologo che lo ha descritto nel 1950, è una zona erogena situata entro la parete anteriore della vagina dietro l'osso pubico. Alcuni lo indicano a circa due cm all'interno della vagina, altri lo ritengono situato in una zona più interna. La sua posizione sembra dipendere dalla personale struttura anatomica di ogni donna. La stimolazione del punto G potrebbe essere implicata nella produzione dell'orgasmo della donna nel rapporto sessuale. Secondo Grafenberg il punto G aumenterebbe il suo volume nella fase di eccitazione, arrivando a trasmettere alla donna intense ed elettrizzanti sensazioni di piacere. La sua esistenza non è comunque certa e molti studiosi la mettono in dubbio.
Introduzione mediante siringa di un liquido contenente farmaci o sostanze nutritive all’interno del corpo attraverso un’arteria, una vena, il tessuto sottocutaneo o quello muscolare.
Tecnica diagnostica grazie alla quale viene estratto il liquor, praticata quando occorre verificare la presenza di patologie quali meningite, encefalite o tumori midollari. Si tratta di un intervento piuttosto delicato che viene eseguito in genere in anestesia locale e prevede l'introduzione di un particolare ago nello spazio tra la quarta e la quinta vertebra lombare.
Struttura anatomica localizzata al centro dell'iride, dietro la cornea e davanti al cristallino, la cui apertura consente ai raggi luminosi di raggiungere la retina. Il diametro medio della pupilla è di circa 4-5 mm, ma varia in maniera consistente in relazione alle condizioni di luminosità dell'ambiente: in presenza di luce intensa si restringe, mentre si dilata in situazioni di penombra anche le reazioni emotive o l'azione di alcuni farmaci possono stimolare il riflesso pupillare. Questi movimenti di ""chiusura"" e ""apertura"" sono detti rispettivamente miosi e midriasi e sono garantiti dall'azione delle fibre muscolari dell'iride.
Disturbo caratterizzato da un'anomalia del riflesso pupillare: in seguito a una degenerazione dei neuroni del ganglio ciliare, le variazioni dell'apertura della pupilla avvengono molto lentamente e talvolta sono del tutto assenti. La pupillotonia si manifesta in particolare nel quadro clinico della sindrome di Adie, ma può anche essere un disturbo momentaneo e dovuto a fattori esterni, per esempio condizioni di scarsa luminosità che si protraggono a lungo.
Termine con cui si raggruppano le basi azotate guanina e adenina, presenti nel DNA.
Sostanza liquida di consistenza densa e di colore giallo-verdastro che si forma in seguito a infiammazioni batteriche accompagnate da necrosi dei tessuti. Oltre alla parte liquida, è presente un sedimento costituito da leucociti neutrofili che contengono i batteri fagocitati. In relazione alle caratteristiche, l'esame del pus può fornire indicazioni diagnostiche (per esempio, quello di colore verde è tipico dello Pseudomonas).
Manifestazione tipica di dermatiti batteriche caratterizzata dalla raccolta di pus sotto l'epidermide. La pustola viene detta secondaria se si manifesta in seguito ad altre lesioni dermatologiche.
La PUVA (acronimo dell'inglese Psoralen+ultraviolet) è una modalità di trattamento di alcune patologie dermatologiche, per esempio psoriasi e lichen ruber planus. Prevede la somministrazione di sostanze fotosensibilizzante dette psoraleni contemporanea all'esposizione della pelle alle radiazioni ultraviolette. è una terapia efficace ma accompagnata da effetti collaterali legati agli ultravioletti, invecchiamento della pelle e rischio di carcinogenesi.