Tratto delle vie respiratorie, deputato al trasporto dell'aria fino agli alveoli e dell'anidride carbonica da questi fino all'esterno. La parete bronchiale è costituita da tre strati differenti: un rivestimento esterno di anelli incompleti di tessuto cartilagineo, uno strato intermedio di muscolatura liscia e uno strato interno di mucosa dotata di ciglia, strutture mobili deputate all'eliminazione di muco, polveri o corpi estranei.
Aspirazione delle secrezioni presenti nelle diramazioni dei grossi bronchi, tramite sondino o sotto la guida di uno strumento ottico (broncoscopio). Questa procedura si effettua sia per migliorare il passaggio dell'aria, sia per prelevare del materiale da analizzare.
Dilatazione asintomatica di un bronco, rilevata spesso durante gli accertamenti in caso di patologie respiratorie.
Farmaci dotati della capacità di provocare la contrazione della muscolatura bronchiale, ottenendo così un restringimento della dimensione dell'albero bronchiale. La broncocostrizione è di fatto un effetto collaterale di farmaci come le sostanze colinergiche (usate nel trattamento di malattie oftalmiche o urologiche) e di antipertensivi come i betabloccanti e gli ACE-inibitori.
Farmaci in grado di indurre il rilassamento della muscolatura liscia bronchiale e di consentire dunque un aumento del diametro dei bronchi. I broncodilatatori sono utilizzati nel trattamento dell'asma bronchiale e della bronchite cronica ostruttiva. Si dividono principalmente in tre categorie: anticolinergici, simpaticomimetici e metilxantine. Per potenziarne l'azione, questi farmaci possono essere usati anche insieme a farmaci cortisonici.
Aumento della risonanza della voce auscultata dal medico attraverso uno stetoscopio appoggiato sul torace del paziente. Questo fenomeno è normale quando avviene in corrispondenza dei bronchi principali quando invece il suono viene udito in altre sedi può indicare la presenza di addensamenti polmonari, come per esempio nel caso di una polmonite.
Tecnica radiologica che permette di indagare l'albero tracheobronchiale, in seguito all'introduzione con un catetere di un mezzo di contrasto radiopaco nelle vie respiratorie.
Formazione solida simile a un calcolo presente nelle diramazioni dell'albero bronchiale, generalmente conseguente all'insorgere della tubercolosi.
Termine che indica genericamente qualsiasi processo patologico interessante le vie respiratorie. La broncopatia è acuta quando l'esordio del fenomeno patologico è improvviso mentre se si protrae nel tempo si definisce cronica. L'origine può essere infettiva oppure dovuta a lesioni causate da polveri e sostanze nocive.
Paralisi dei muscoli delle pareti bronchiali, che si verifica generalmente dopo interventi chirurgici interessanti la zona addominale. A causa di questa condizione il paziente è incapace di espellere sia le normali secrezioni bronchiali, sia quelle purulente.
Abbreviata spesso come Bpco, è una patologia delle vie respiratorie caratterizzata dalla compresenza di bronchite cronica, con la tipica iperproduzione di secrezioni mucose, asma, che causa ostruzione bronchiale, ed enfisema polmonare. Colpisce di norma i tabagisti e i soggetti fortemente esposti a inquinamento ambientale. Le tre patologie coinvolte possono essere presenti in stadi e livelli di gravità differenti, pertanto anche le manifestazioni variano a seconda della patologia prevalente e possono andare dalla dispnea grave alla tosse con dispnea lieve. La terapia prevede l'immediata interruzione dell'esposizione alla causa scatenante (fumo di tabacco o inquinamento ambientale) e il trattamento con farmaci antibiotici, broncodilatatori e corticosteroidi.
Patologia infiammatoria di origine infettiva che si sviluppa a carico delle strutture terminali dell'albero respiratorio, ovvero bronchioli e alveoli. L'insorgere dell'infezione è favorito da fattori come età avanzata, immunodepressione, malattie croniche e degenze ospedaliere, che deprimono le resistenze immunitarie e pertanto è diffusa soprattutto tra bambini e anziani. Si manifesta con febbre, tosse e dispnea. Un caso particolare di broncopolmonite è quella ab ingestis, che si verifica in seguito all'aspirazione di corpi estranei che causano infezioni polmonari. La terapia prevede la somministrazione di farmaci antibiotici e antipiretici.
Spasmo (contrazione involontaria) della muscolatura bronchiale, causato da irritazioni, allergie o infezioni. Provoca dispnea, agitazione, sudorazione e senso generale di malessere. Una volta rimossa la causa scatenante, si ricorre a una terapia a base di farmaci broncodilatatori.
Situazione patologica, derivante da eccessiva tensione nervosa o da difetti nell'occlusione dentale, che porta il soggetto a digrignare i denti nel sonno. L'eccessivo sforzo sostenuto da gengive e alveoli può comportare dolore mandibolare, usura dei denti e infiammazioni. Il soggetto non è in genere consapevole del problema e la diagnosi è effettuata in base all'anamnesi e all'esame della dentatura. Possibili soluzioni sono la realizzazione di appositi apparecchi e la somministrazione di farmaci ansiolitici.
Farmaco antinfiammatorio appartenente alla famiglia dei corticosteroidi, molto efficace nei trattamenti locali (topici) è usato nel trattamento delle dermatiti, sotto forma di crema, e dell'asma bronchiale, in spray.
Forma congenita di glaucoma che si manifesta con un ingrossamento uniforme del bulbo oculare, generalmente nel corso della prima infanzia.
Disturbo dell'alimentazione caratterizzato da aumento del senso della fame e scomparsa della sensazione di sazietà. Il soggetto assume notevoli quantità di cibo in breve tempo e successivamente viene colpito da sensi di colpa che compensa vomitando o facendo un uso indiscriminato di diuretici e lassativi. L'origine è prevalentemente nervosa e dovuta all'incapacità del soggetto di percepire in maniera lucida la propria immagine corporea. Spesso la bulimia è accompagnata da comportamenti antisociali. L'unica terapia possibile è la psicoterapia, ma non sempre è efficace.
Schema impiegato nella classificazione degli ormoni corticosteroidei, prodotti dalle ghiandole surrenali.
Tecnica cardiochirurgica che consiste nella creazione di un collegamento alternativo tra due rami o tra due segmenti di uno stesso vaso. Il bypass coronarico rimuove occlusioni presenti nelle arterie coronariche, ripristinando la normale circolazione sanguigna del muscolo cardiaco. La rimozione dell'occlusione si effettua escludendo il tratto interessato e unendo i tratti sani delle arterie. Generalmente il collegamento viene creato tra l'aorta e l'arteria coronaria, direttamente o usando un tratto di vena safena dello stesso paziente, oppure collegando al cuore l'arteria mammaria sinistra. Il bypass permette di far giungere sangue al cuore evitando un infarto o, nel caso si sia già verificato, limitandone i danni. Prima di sottoporre un paziente a bypass è necessario effettuare una serie di valutazioni basate su età, possibili fattori di rischio cardiovascolare e stato di salute del cuore.
Tecnica chirurgica che permette la creazione di un collegamento alternativo tra due sedi di un organo o tra due organi. Il bypass digiuno-ileale è riservato ai pazienti affetti da grande obesità, che non sono in grado di conseguire sufficienti riduzioni del peso corporeo con i normali trattamenti dietetici e farmacologici. Viene creata una via di comunicazione tra la parte iniziale dell'intestino (digiuno) e quella finale (ileo), escludendo un tratto consistente dell'intestino tenue e riducendo quindi l'assorbimento di sostanze nutrienti nel tratto escluso. L'intervento è reversibile.