Quantità di energia (espressa in Kcal) che occorre somministrare sotto forma di alimenti a un individuo sano per compensare l'energia spesa dall'organismo nel mantenimento delle proprie funzioni vitali (metabolismo, termoregolazione, riparazione dei tessuti) e nello svolgimento delle normali attività quotidiane. Tale valore si può desumere da apposite tabelle, elaborate dall'Istituto Nazionale della Nutrizione, che nel calcolo tengono conto di diversi fattori, i principali dei quali sono età, sesso, peso corporeo, altezza, tipo di lavoro svolto, attività fisica, situazioni fisiologiche specifiche (accrescimento, gravidanza, allattamento).
Energia minima necessaria all'organismo per garantire l'attività metabolica di cellule e muscoli. Tale energia viene ricavata dagli alimenti ingeriti e il fabbisogno varia da individuo a individuo, calcolato sulla base di parametri quali età, sesso, altezza, peso e stile di vita (un atleta, per esempio, necessita di maggiori riserve).
Disturbo della sfera psichica che porta il paziente a inventare racconti fantastici sulla base di situazioni reali o immaginate.
Segno della sindrome di Cushing (eccessiva produzione surrenalica di corticosteroidi), nella quale il viso assume una forma rotonda che ricorda quella della luna piena.
Asportazione del cristallino effettuata durante un intervento per cataratta. Il termine può indicare genericamente la distruzione del cristallino dovuta a qualsiasi causa.
Insieme di patologie a carattere ereditario le cui manifestazioni interessano l'apparato cutaneo e neurologico.
Ulcerazione che si estende in tempi rapidi, sia sulla superficie sia in profondità.
Cellula che difende e ripulisce l'organismo grazie alla capacità di fagocitare, ovvero inglobare, i microrganismi penetrati all'interno o i detriti cellulari. I fagociti, di cui i principali sono i macrofagi, si trovano nel sangue, nella milza, nel fegato e nei linfonodi, ma alcuni tipi di cellule possono anche scorrere all'interno dei vasi sanguigni e raggiungere in questo modo le zone colpite da un'infiammazione. L'azione dei fagociti prende il nome di fagocitosi ed è coordinata da complessi meccanismi che fanno capo al sistema immunitario.
Meccanismo di difesa con cui un fagocita attacca e distrugge un microrganismo, una particella o qualsiasi altro elemento cellulare estraneo all'organismo. Il fagocita circonda la particella e la ingloba all'interno del citoplasma, dove viene distrutta grazie all'azione di particolari enzimi.
Disturbo psichico caratterizzato dalla paura di ingerire qualsiasi alimento. è la conseguenza di uno stato ansioso che assale il soggetto al momento di inghiottire qualcosa, specialmente in pubblico.
Condizione patologica che spinge il soggetto a ingerire continuamente cibo, indipendentemente dal reale fabbisogno o appetito.
Sistema di misurazione della temperatura adottato nei paesi anglosassoni. Gli estremi della scala Fahrenheit sono il punto di congelamento dell'acqua (32 °F) e quello di ebollizione (212 °F), che corrispondono rispettivamente a 0 °C e 100 °C nella scala Celsius, in uso in Italia.
Ossa di piccole dimensioni che costituiscono le dita delle mani e dei piedi. Ciascun dito possiede tre falangi tranne pollice e alluce, nei quali sono soltanto due.
Farmaco in grado di inibire la secrezione acida dello stomaco. Appartiene alla classe degli antagonisti dei recettori per l'istamina e viene somministrato in caso di ulcera gastrica (o peptica) e duodenale
Sigla usata per indicare i farmaci antinfiammatori non steroidei. Si tratta di un gruppo eterogeneo di antinfiammatori caratterizzati tutti, in misura variabile, di proprietà antinfiammatorie e analgesiche. Sono FANS l'acido acetilsalicilico, i derivati dell'acido proprionico (ketoprofene, ibuprofene), il nimesulide. Tutti questi farmaci possiedono proprietà anticoagulanti e sono nocivi per la mucosa dello stomaco, per cui devono essere usati con cautela nei pazienti con problemi gastrici (ulcera) o coagulativi (piastrinopenici).
Struttura anatomica a forma di tubo che collega la parte posteriore di naso e bocca con l'esofago. Fa parte sia dell'apparato digerente, sia di quello respiratorio e partecipa ai meccanismi della fonazione. La faringe è un tubo muscolo-membranoso lungo circa 15 cm che origina dalla base del cranio e termina in corrispondenza della sesta vertebra cervicale. In relazione alle strutture con cui comunica, è possibile individuare tre spazi detti orofaringe (bocca), rinofaringe (naso) e ipofaringe (epiglottide). Le sue funzioni sono di far avanzare il bolo di cibo dalla bocca verso l'esofago e di convogliare nella laringe l'aria entrata dal naso.
Infiammazione che colpisce selettivamente la gola (faringe) può essere sia acuta sia cronica. La faringite acuta si presenta improvvisamente e si risolve in genere nell'arco di qualche giorno il paziente lamenta mal di gola, dolore alla deglutizione e febbre. Può avere origine sia virale, sia batterica particolarmente serie sono le forme da streptococco betaemolitico del gruppo A. Le forme virali si risolvono con semplice terapia antinfiammatoria, mentre nelle forme batteriche è necessaria la somministrazione di antibiotici. Esistono poi forme di faringite cronica caratterizzate dalla persistenza dei disturbi per tempi molto lunghi la causa è più spesso di tipo irritativo (polveri, fumo di tabacco, alcol, gas e vapori irritanti) e i sintomi sono irritazione in gola, dolore anche moderato ma persistente, tosse secca, sensazione di corpo estraneo e solletico in gola. La terapia richiede l'allontanamento delle cause scatenanti in alcuni casi possono essere d'aiuto le cure termali.
Infezione della faringe (faringite) causata da batteri streptococchi betaemolitici di tipo A. Si manifesta con febbre, mal di gola e infiammazione delle tonsille, ma più spesso compaiono sintomi generici come malessere, dolori articolari e nausea. Caratteristico è l'ingrossamento dei linfonodi sotto la mascella. La terapia prevede la somministrazione di antibiotici.
Processo infiammatorio a carico del rinofaringe, causato da batteri che colpiscono le vie aeree superiori. I sintomi sono febbre, malessere, dolore nel deglutire e talvolta alle orecchie. Viene diagnosticata esaminando le tonsille e talvolta mediante un tampone faringeo, allo scopo di identificare il batterio responsabile. Il trattamento è di tipo antibiotico.
Preparati che riuniscono diversi principi attivi allo scopo di ottenere un migliore effetto terapeutico. Ai farmaci di combinazione è tuttavia associato un rischio maggiore di effetti indesiderati.