La dentina è la struttura fondamentale del dente a livello della corona è ricoperta dallo smalto e all'interno avvolge la camera pulpare. In presenza di carie va incontro a un processo di indurimento (sclerotizzazione) che può essere evidenziato alla radiografia.
Condizione caratterizzata da scarsità dei principali nutrienti (proteine, lipidi e carboidrati), per cui viene a mancare il regolare apporto di calorie necessario per l'efficienza delle attività dell'organismo. Nei paesi in via di sviluppo, la denutrizione è generalmente a carico dell'infanzia ed è dovuta a inadeguata disponibilità di cibo. Nei Paesi ricchi, invece, interessa più facilmente gli anziani come conseguenza di disturbi dell'appetito e della digestione. Può inoltre far parte del quadro clinico di patologie quali depressione o anoressia.
Prodotti impiegati per eliminare i cattivi odori della sudorazione senza però alterare gli equilibri fisiologici della pelle e delle ghiandole sudoripare. Il cattivo odore nasce generalmente dalla decomposizione della flora batterica che cresce in alcuni aree del corpo. I deodoranti si basano quindi su sostanze che ostacolano o inibiscono la proliferazione di tali batteri oppure che intervengono direttamente sull'attività degli enzimi utilizzati dai batteri per degradare le componenti del sudore. Questi ultimi sono generalmente più tollerabili mentre i primi possono innescare fenomeni di irritazione o di allergia cutanea.
Disturbo della sfera psichica caratterizzato dalla mancata percezione dell'identità personale. è presente nel quadro clinico della schizofrenia e della depressione, ma può anche essere innescato dall'assunzione di sostanze tossiche (anche farmaci) o da patologie neurologiche quali l'epilessia.
Condizione caratterizzata da una carenza più o meno marcata di sostanze (liquide o solide) necessarie all'organismo.
Meccanismo tipico delle cellule nervose e del muscolo cardiaco grazie al quale viene attivato e trasferito un impulso di tipo elettrico. La membrana di questi tipi di cellule perde la propria polarizzazione, innescando una microcorrente che, a sua volta, ""depolarizza"" la membrana della cellula vicina e così via.
La depressione, il più comune tra i disturbi psichiatrici, è una condizione patologica caratterizzata da tristezza, stanchezza persistente, perdita di interesse sia per attività considerate in precedenza piacevoli sia per la vita in generale. Tutti hanno provato questo tipo di sensazione in situazioni di particolare difficoltà, per esempio in occasione di un lutto. In questi casi, un certo grado di depressione è considerato normale e si parla di depressione reattiva. Si ha invece a che fare con una vera e propria patologia quando i sintomi persistono oltre un tempo ragionevole (un paio di mesi), spesso associandosi a sentimenti di autosvalutazione, a eccessivi sensi di colpa e all'idea che la vita sia fatta di ostacoli insormontabili che non vale la pena affrontare. Riconoscere una sindrome depressiva, specie quando i disturbi sono di lieve entità o sfumati, non è sempre agevole ed è talvolta necessario ricorrere all'aiuto di questionari appositamente studiati. In ogni caso, i sintomi da non sottovalutare comprendono: perdita d'interesse per le attività quotidiane, mancanza di energia e affaticamento eccessivo, disturbi del sonno in eccesso (ipersonnia) o in difetto (insonnia), scarso appetito e modificazioni del peso in eccesso o in difetto, diversa percezione della stima di sé con comparsa di sensi di colpa, mancanza di volontà (apatia), modificazione del desiderio e delle abitudini sessuali, difficoltà di concentrazione, tendenza a isolarsi dalla società e dalla famiglia, pensieri suicidi. La depressione maggiore è la tipologia più grave e invalidante della malattia: in essa sono presenti tutti i sintomi tipici e in particolare è ricorrente il pensiero della morte e del suicidio. Nel disturbo bipolare si osserva invece una ciclica alternanza di periodi di depressione grave e periodi di euforia accompagnati da agitazione psichica. Tra le depressioni minori, la distimia è la più frequente: i disturbi sono lievi anche se persistenti nel tempo è spesso associata ad ansia o a disturbi dell'alimentazione. Non è stata identificata alcuna causa certa per questa malattia, ma le teorie che hanno ottenuto maggiori riscontri sono due: la prima fa risalire la malattia a fattori biologici, quali le alterazioni nei livelli e nella regolazione dei neurotrasmettitori cerebrali. La seconda chiama invece in causa anche fattori psicologici, sociali o psicodinamici. Il trattamento si avvale della terapia farmacologica e della psicoterapia, spesso associate. Gli antidepressivi ripristinano il livello dei neuromediatori cerebrali, in particolare serotonina e dopamina e l'effetto terapeutico si manifesta dopo circa 15 giorni dall'inizio della cura. I farmaci di ultima generazione che agiscono sulla serotonina (SSRI) sono più efficaci e presentano meno effetti collaterali rispetto ai più vecchi triciclici. Alla terapia farmacologica occorre associare anche colloqui di sostegno con uno specialista, tenendo presente che i casi più gravi possono richiedere psicoterapie più strutturate. La maggior parte die casi di depressione media o lieve può essere trattata con successo in medicina generale. La depressione grave richiede invece un approccio più impegnativo, con l'intervento di uno psichiatra. Circa l'11% dei casi di depressione grave esita in un suicidio spesso si tratta di soggetti anziani e soli.
Disordine emozionale e transitorio che può presentarsi in varie forme e che sembra essere collegato al forte sbalzo ormonale cui va incontro la madre nelle prime settimane dopo la gravidanza. Il cosiddetto baby blues è caratterizzato da debolezza, ansia, irritabilità, insonnia, senso di inadeguatezza e repentini sbalzi di umore e colpisce dal 50 al 75% delle donne, scomparendo in genere non appena la madre ha ""preso confidenza"" con il proprio ruolo. La depressione postparto vera e propria interessa invece il 10% delle neomamme e si presenta a distanza di un paio di mesi circa dal parto i sintomi sono pressoché identici a quelli descritti per il baby blues ma molto più intensi, in particolare l'insonnia e il senso di inadeguatezza. Le donne interessate da questo tipo di depressione hanno in genere manifestato precedenti disturbi dell'umore o vivono forti conflitti familiari, per cui è indispensabile un sostegno psicoterapico per superare la crisi. Infine, in alcuni casi può insorgere la cosiddetta psicosi postparto, che assume la forma di una vera e propria malattia psichiatrica con allucinazioni, schizofrenia e istinti suicidi, e che richiede un trattamento psichiatrico.
Condizione dell'infanzia caratterizzata dall'assenza di stimoli affettivi e rapporti interpersonali, che può instaurarsi per esempio quando il bambino viene allontanato dai propri genitori o quando il comportamento di questi ultimi è freddo e scostante. Se si protrae a lungo può compromettere lo sviluppo mentale e della personalità.
Condizione in cui l'individuo viene tenuto lontano da stimoli sensoriali di qualsiasi tipo (ottici, acustici, tattili). Può essere indotta a scopo scientifico o ricercata nell'ambito di pratiche meditative o ascetiche.
Antibiotici di sintesi chimica con struttura simile a quella della penicillina. Sono impiegati nella terapia di comuni malattie infettive quali faringite, otite, sinusite e infezioni delle vie urinarie. Hanno un miglior assorbimento intestinale rispetto alla penicillina e possono quindi essere somministrati per via orale alcuni derivati, per esempio la cloxacillina, sono inoltre immuni alle penicillinasi (enzimi batterici che inattivano le penicilline) e sono quindi più efficaci.
Tecnica chirurgica impiegata per indirizzare un liquido da una zona dell'organismo a un'altra. Un caso tipico è quello dell'idrocefalo, in cui grazie a un catetere a valvola è possibile deviare il liquido cefalorachidiano in eccesso all'interno della cavità addominale.
Fitta o dolore della pelle che si manifesta in assenza di una lesione cutanea evidente. In genere la dermalgia è un dolore riflesso di una patologia a carico delle strutture viscerali sottostanti la cute.
Termine generico che indica una malattia infiammatoria della cute. Quando è associata a un'alterazione della struttura della pelle, che presenta vescicole, papule, pustole, desquamazione, eccetera, viene più propriamente definita eczema. Tra i più frequenti tipi specifici di dermatite vi sono la dermatite topica o da contatto e la dermatite atopica (entrambe di natura allergica), la dermatite chimica (da contatto con sostanza chimiche), la dermatite seborroica e, nel bambino, la dermatite da pannolino.
Si tratta della malattia della pelle più comune in età pediatrica e si manifesta in genere in soggetti predisposti a reazioni allergiche. Le lesioni cutanee della patologia, generalmente associate a prurito, variano a seconda dell'età: nel lattante sono arrossate, gonfie e localizzate prevalentemente al volto, ai gomiti e alle ginocchia. Dopo i due anni le lesioni tendono invece a estendersi a tutte le pieghe cutanee e, in generale, a tutto il corpo. Spesso, alle lesioni iniziali possono sovrapporsi i segni provocati dal grattamento, come graffi e croste e da successive infezioni. La maggior parte dei lattanti con dermatite atopica migliora crescendo, ma in alcuni casi la malattia può persistere durante tutta l'infanzia o l'età adulta. Questa patologia viene considerata di tipo allergico, anche se spesso non si riesce a individuare una vera e propria causa scatenante. Nel lattante può essere comunque utile controllare la presenza di un'eventuale intolleranza al latte. La terapia prevede diversi approcci: intanto, è buona norma mantenere sempre ben idratata la pelle con creme specifiche. Sulle lesioni, inoltre, si possono applicare creme cortisoniche leggere. Per calmare il prurito, invece, il medico valuterà se è necessario somministrare degli antistaminici. Sembra sicuramente utile l'esposizione al sole.
Termine che indica un tipo di lesione della pelle causata dal soggetto stesso, tipica per esempio degli individui che si mangiano le unghie o si grattano con insistenza il cuoi capelluto. Nel quadro di alcune patologie psichiatriche può assumere forme particolarmente gravi.
Malattia della pelle conseguente al ""contatto"" della pelle stessa con una sostanza che può agire sia come irritante diretto sia scatenando una reazione di tipo allergico. Teoricamente qualsiasi agente può essere responsabile di una dermatite da contatto, ma solo per alcuni il rischio è maggiore: i detersivi, il nickel (un metallo presente per esempio nella bigiotteria), alcuni tipi di oli minerali, di lubrificanti industriali e di gomma (per esempio i guanti in lattice) e così via. Il medico può valutare l'opportunità di richiedere accertamenti per scoprire la causa scatenante. In alcuni casi è sufficiente entrare in contatto con quantità anche minime di sostanza per provocare la dermatite (per esempio residui di detersivo sui tessuti), in altri, invece, questa consegue a un uso protratto della sostanza stessa. Una dermatite da contatto colpisce in genere le mani, i polsi e il viso e si presenta con arrossamento della pelle, talvolta associato a minuscole bollicine, prurito e desquamazione nei casi più gravi si formano vere e proprie ulcerazioni lineari, profonde, dolorose e persistenti. L'unico modo per evitare la dermatite è escludere ogni tipo di contatto con l'agente scatenante nelle fasi acute si può applicare, su consiglio del medico, una crema contenente un cortisonico.
Condizione patologica che si manifesta con un'eruzione della pelle a livello di braccia e tronco, caratterizzata da prurito e papule. In genere fa parte del quadro clinico del morbo celiaco.
Infiammazione della pelle che insorge in seguito a psoriasi, eczemi o fenomeni allergici di vario tipo. Interessa quasi tutta la superficie cutanea e si manifesta come una profonda desquamazione che arriva a compromettere le condizioni generali del paziente. La distruzione dello strato superficiale protettivo della pelle comporta infatti una perdita eccessiva di acqua, proteine e sali minerali. La malattia si risolve nell'arco di qualche mese ma in alcuni casi può diventare cronica o perfino causare la morte.
Arrossamento della pelle caratterizzato dall'insorgenza di squame grasse. Può essere o meno associata a prurito. Interessa prevalentemente il cuoio capelluto, il viso e il torace. è probabilmente dovuta al concorso di fattori sia infettivi (come presenza di funghi) sia generali, per esempio stress o carenza vitaminica.