Progressiva dilatazione della cervice uterina, dovuta ad anomalie congenite o a traumi, che spesso porta all'interruzione spontanea della gravidanza nel corso del secondo trimestre. Si calcola che a tale fenomeno sia riconducibile circa il 15% degli aborti spontanei in questa fase della gestazione. La terapia consiste nel cerchiaggio cervicale, che impedisce la protrusione del sacco amniotico e quindi la rottura prematura delle membrane con cui ha inizio il parto.
Incapacità, totale o parziale, di chiudersi da parte degli sfinteri urinari. Può essere dovuta a malformazioni anatomiche, diminuzione del tono muscolare o paralisi dei nervi inibitori. L'incontinenza urinaria è detta passiva (o paradossa) quando è determinata da eccessivo accumulo di urina in vescica, e consiste in saltuaria fuoriuscita di urina in piccole quantità (in caso di adenoma o ipertrofia prostatica). Si parla invece di incontinenza urinaria da sforzo quando consiste in una perdita di urina in occasione di sforzi che aumentino la pressione endovescicale.
Apparecchiatura asettica in cui temperatura, umidità e altri parametri ambientali, una volta impostati automaticamente, vengono mantenuti stabili a seconda del modello, può essere adibita alla conservazione di materiali biologici o chimici, oppure accogliere i neonati prematuri. L'incubatrice per i neonati, con regolazione della temperatura sui 37 °C per un tasso di umidità dell'aria pari all'85-100 per cento, eroga ossigeno in modo costante e controllato. Oltre a essere dotata di dispositivi di controllo e sistemi di allarme, presenta aperture a diaframma che consentono ai medici e al personale sanitario di prestare assistenza al bambino, e può essere trasportata in ambulanza.
Intervallo di tempo che intercorre tra il contatto con un agente patogeno (batterico o virale) e la comparsa dei primi segni e sintomi di malattia tale periodo, durante il quale l'organismo è infetto ma non ancora malato, è necessario al microrganismo invasore per moltiplicarsi e cominciare eventualmente a secernere le sue tossine. L'incubazione può durare alcune ore o pochi giorni (per esempio nell'influenza) ma anche prolungarsi per anni, come nel caso dell'infezione da virus lenti e dell'AIDS.
Riscontro nelle urine di eccessive quantità di indacano, un composto azotato non proteico di solito presente solo in tracce (circa 2 mg/100 ml). L'indacano urinario, che proviene dal metabolismo dell'aminoacido triptofano, può aumentare in presenza di processi putrefattivi intestinali, in alcune forme di stitichezza (stipsi) o nelle enterorragie lievi, ma anche nella tubercolosi polmonare.
Conosciuto anche con la sigla BMI, acronimo dell'inglese Body Mass Index, è un indice che consente di calcolare con precisione il proprio peso ideale mettendo in rapporto chilogrammi e altezza. La formula per ottenere l'indice di massa corporea è la seguente: peso in chilogrammi diviso altezza al quadrato (espressa in metri) il risultato indica se il soggetto è normale, sovrappeso oppure obeso. Grazie al BMI è quindi possibile valutare la presenza di fattori di rischio per patologie cardiovascolari, ipertensione e diabete: più alto è il valore, maggiore è il rischio.
Indice numerico espresso in percentuale che indica la capacità di un alimento di far variare la glicemia nelle due ore successive alla sua ingestione, in rapporto a una dose di glucosio equivalente al contenuto in carboidrati dell'alimento in esame. In pratica evidenzia la velocità con cui i carboidrati presenti nell'alimento stesso possono far variare la glicemia. Benché questo parametro non sia completamente accettato (non vi è infatti pieno accordo sulla standardizzazione delle misurazioni), può comunque essere utilizzato come guida per scegliere tra alimenti simili quelli a più basso indice glicemico, nell'ambito della terapia del diabete.
Termine generico con cui si indicano difficoltà digestive che insorgono dopo un pasto, di solito per assunzione di cibi grassi in eccesso o bevande alcoliche. Può essere connessa tanto con lievi disturbi quanto con vere e proprie patologie dell'apparato gastrointestinale (ulcera peptica, gastrite, esofagite), ma anche essere imputabile a fattori emotivi come lo stress e l'ansia. Si manifesta con vari sintomi, che vanno da una generica sensazione di malessere e ingombro gastrico, con eruttazioni frequenti e disgusto per il cibo, fino a bruciore di stomaco, nausea e vomito.
Dolore di lieve entità a carico di qualunque parte del corpo, ma riferito in particolare a strutture muscolari o tendinee. Ne è un tipico esempio la sensazione di fastidio e rigidità che soggetti non allenati avvertono in conseguenza di sforzi muscolari eccessivi. La causa è da ricercare nella ridotta ossigenazione dei muscoli sottoposti a movimenti inconsueti o nell'accumulo in essi di acido lattico.
Nota anche come malattia di Peyronie, è una patologia di origine sconosciuta che provoca ispessimento fibroso e retrazione della fascia di rivestimento dei corpi cavernosi del pene. Talvolta l'ispessimento, per deposito di sali di calcio, può trasformarsi in tessuto osseo. L'organo appare quindi in uno stato di permanente rigidezza e durante l'erezione si presenta deviato verso il lato sede della lesione. In genere si manifesta in individui di età superiore ai 50 anni. Sono stati proposti numerosi trattamenti, dall'asportazione chirurgica della placca sclerotica all'iniezione di farmaci nei corpi cavernosi, all'applicazione locale di ultrasuoni.
Stato conseguente a mancata assunzione di cibo. Quando non è determinata da fattori esterni come la scarsità del cibo stesso, può essere causata da condizioni patologiche a carico della bocca, dell'esofago e dello stomaco che impediscano all'individuo di nutrirsi, dall'incapacità di controllare il riflesso della deglutizione che si manifesta in alcune malattie neurologiche e infine dal digiuno volontario, per anoressia o sciopero della fame.
Insorgenza di un processo necrotico in un organo o in una sua parte ben delimitata, conseguente a un quadro ischemico (scarsa irrorazione sanguigna) che determina ostruzione di un'arteria. Gli organi più esposti a questo tipo di evento sono cuore (miocardio), polmoni, rene, cervello, milza e intestino, per la presenza in essi di vasi arteriosi anatomicamente indipendenti, che ne irrorano singole porzioni senza contrarre alcun rapporto con altri vasi.
Danno irreversibile a carico di un'area più o meno estesa di intestino, conseguente a ischemia quest'ultima a sua volta nella maggior parte dei casi si instaura per arteriosclerosi in pazienti che già presentavano problemi analoghi in altri distretti (arti inferiori, coronarie ecc.). In tal caso il danno vero e proprio è di solito preceduto da un periodo di tempo in cui compaiono dolori addominali dopo i pasti, soprattutto se abbondanti. L'ostacolo al flusso sanguigno a livello delle arterie che irrorano l'intestino può essere dovuto anche a compressione esterna sull'organo (per esempio in presenza di aderenze), alla torsione di un'ansa intestinale o alla cosiddetta ""incarcerazione"" di un'ernia. La sintomatologia si manifesta in modo improvviso e drammatico, con un dolore intensissimo che si dirama a tutto l'addome la funzionalità intestinale appare bloccata e può insorgere vomito di tipo fecaloide. è sempre presente uno stato di shock, le cui manifestazioni principali sono tachicardia, polso debole e ipotensione. Qualunque sia la causa e l'entità del coinvolgimento, in genere l'infarto esita nella necrosi della parete intestinale, con infezione nel cavo addominale cui fa seguito il decesso del paziente, se non si procede d'urgenza all'intervento chirurgico di asportazione del tratto colpito.
Grave malattia caratterizzata dalla necrosi di una parte più o meno estesa di muscolo cardiaco (miocardio) conseguente all'improvvisa interruzione del normale afflusso di sangue, provocata a sua volta dalla trombosi di una o più arterie coronariche. Rappresenta la più temibile manifestazione della cardiopatia ischemica. Un infarto insorge per lo più all'improvviso e si manifesta tipicamente con un dolore costrittivo e continuo, che aumenta progressivamente di intensità e che si protrae per non meno di una ventina di minuti. La localizzazione del dolore può essere molto variabile: spesso è riferito alla parte anteriore del torace, dietro lo sterno talora può essere avvertito nel mezzo della schiena o alla bocca dello stomaco, simulando così un'indigestione (specie se associato a vomito) in altri casi può essere avvertito al braccio sinistro o ai polsi, al collo, ai denti e alla mandibola. Per questo motivo i soggetti che presentano fattori di rischio cardiovascolare, che già soffrivano di angina pectoris o che hanno avuto un precedente infarto, devono essere particolarmente cauti e riferire al medico la comparsa di dolori, specie se associati a sudorazione fredda, mancanza di fiato, sensazione di debolezza e stato di angoscia. Nelle persone anziane o nei diabetici un infarto può insorgere in completa assenza di dolore, rivelandosi solo con episodi di malore seguiti da debolezza e difficoltà respiratorie. La gravità di un infarto dipende dall'estensione e dalla localizzazione della zona di miocardio colpita ma ogni soggetto con sospetto di infarto miocardico viene considerato a rischio di vita e avviato in genere a una unità coronarica o al reparto di terapia intensiva. Negli ultimi anni la mortalità e i danni cardiaci legati all'infarto sono nettamente diminuiti grazie alla somministrazione precoce dei farmaci trombolitici, in grado di sciogliere il trombo che ostruisce l'arteria coronarica e ripristinare rapidamente un flusso ematico sufficiente a evitare la necrosi del tessuto cardiaco. è peraltro indispensabile che tali farmaci vengano impiegati in maniera tempestiva. In alcuni casi il paziente con infarto viene sottoposto a un intervento d'urgenza sulla coronaria ostruita, sia mediante angioplastica sia con un vero e proprio intervento chirurgico (bypass aorto-coronarico). Le conseguenze di un infarto dipendono molto dalla sua estensione, poiché il tessuto cardiaco colpito dall'ischemia viene sostituito da una ""cicatrice"" più o meno estesa che non è però in grado di contrarsi e dunque di svolgere la sua azione di pompa del sangue. Ne consegue, per gli infarti più estesi, il rischio di essere colpiti da uno scompenso cardiaco o da aritmie. Superata la fase acuta, è di fondamentale importanza che il paziente si sottoponga a periodici controlli e segua attentamente le terapie prescritte per ostacolare il progresso dell'arteriosclerosi coronarica: abolizione del fumo e controllo dell'ipercolesterolemia, dell'ipertensione arteriosa e del diabete mellito.
Necrosi di una porzione più o meno estesa del polmone, determinata da insufficiente apporto di sangue (ischemia) che porta alla morte delle cellule. è un evento di gran lunga meno frequente dell'infarto del miocardio, dato non sorprendente dal momento che il polmone può ricevere ossigeno da tre fonti: dalla circolazione polmonare, dalle arterie bronchiali e dagli spazi aerei. In genere l'infarto polmonare è riconducibile all'occlusione di un ramo delle arterie polmonari per embolia o, più raramente, da massa tumorale che invade il vaso sanguigno. La sintomatologia consiste in dispnea e accessi di tosse, febbre e segni di shock, talvolta accompagnati da manifestazioni tipiche dell'evento alla base dell'infarto polmonare quanto al dolore, è presente solo se il danno è di notevoli dimensioni e coinvolge la pleura. La terapia è indirizzata soprattutto alla causa scatenante solo in rari casi si rende necessario l'intervento chirurgico.
Insediamento e proliferazione di parassiti nell'organismo umano. Il termine viene perlopiù usato per indicare fenomeni a carico della cute o degli annessi cutanei (pediculosi, scabbia), oppure la presenza di amebe ed elminti a livello intestinale (amebiasi, elmintiasi). I disturbi possono essere di vario tipo ed entità a seconda dell'agente responsabile e della sua aggressività, della zona infestata e della sensibilità dell'organismo ospite. La prima difesa è rappresentata da misure igieniche, personali (pulizia del corpo e degli abiti) e collettive (igiene degli alimenti, fognature). Le misure farmacologiche saranno mirate a combattere lo specifico parassita in causa.
Condizione patologica provocata dall'invasione dell'organismo o di una sua parte da parte di microrganismi di varia natura: batteri, virus, funghi, vermi, protozoi. L'infezione è il risultato dell'interazione fra il microrganismo parassita e il sistema immunitario dell'organismo ospite. L'infezione può essere asintomatica o sintomatica, con vari gradi di intensità individuale.
Insieme eterogeneo di patologie causate da microrganismi che colpiscono la pelle. Le più frequenti sono le micosi e le dermatiti: le prime sono in genere sostenute da funghi dermatofiti e tendono a manifestarsi sui piedi o tra le pieghe cutanee (ginocchio, inguine, ascelle e così via) si manifestano con cute arrossata e chiazze squamose di colore biancastro. Le seconde possono essere localizzate in varie parti del corpo (in genere tuttavia tendono a colpire il viso e il tronco) e sono caratterizzate da prurito, formazione di vescicole e pelle arrossata. Anche le verruche vengono comunemente incluse tra le infezioni cutanee: sono causate da papillomavirus, un virus che prolifera negli ambienti umidi, e interessano in prevalenza mani e piedi.
Patologie infettive il cui sviluppo è dovuto in genere alla presenza di particolari malattie che debilitano le difese dell'organismo, come per esempio malattie quali l'AIDS e i tumori, oppure a trattamenti terapeutici come la chemioterapia: in situazioni normali infatti i microrganismi che ne sono responsabili non riuscirebbero a innescare un'azione patogena.
Nota anche come flogosi, è quel complesso di processi con cui l'organismo reagisce all'azione di molti agenti nocivi per i tessuti. L'infiammazione interessa tutti i componenti dei tessuti, gli elementi specifici, il connettivo di sostegno, i vasi, i nervi e si svolge in modo diverso a seconda dei tessuti e della natura dell'agente patogeno e delle condizioni generali dell'organismo. Le manifestazioni cliniche dell'infiammazione sono: l'arrossamento della regione colpita, legato all'aumento della permeabilità dei vasi il gonfiore, determinato dalla formazione di essudato il calore, dovuto all'aumentata vascolarizzazione il dolore, provocato dalla compressione e dall'intensa stimolazione delle terminazioni sensitive da parte dell'agente patogeno e dei componenti dell'essudato la limitazione funzionale dell'organo colpito per azione diretta del fattore patogeno le modificazioni di volume dell'organo i fatti degenerativi. Accanto agli agenti patogeni possono agire non solo direttamente ma anche indirettamente fattori predisponenti locali e generali, quali diabete, uricemia. Le infiammazioni si dicono acute quando presentano un periodo d'incremento e uno di decremento, separati da una fase stazionaria, croniche quando sono di lunga durata con oscillazioni irregolari d'intensità o con periodo di acutizzazione.