Condizione fisiopatologica caratterizzata dall'incapacità del cuore di pompare la quantità di sangue necessaria alle funzioni metaboliche dei diversi organi e tessuti. Può riguardare l'uno o l'altro ventricolo, ma col tempo diventa globale. Può essere dovuta a insufficiente capacità di contrazione del miocardio o a un eccesso di lavoro per il cuore, a cui si possono aggiungere fattori precipitanti come infezioni o crisi ipertensive. I sintomi possono comprendere debolezza, difficoltà respiratorie, riduzione delle emissioni di urina, asma cardiaca, cefalea, eccetera. Esiste una scala di gravità dell'insufficienza cardiaca: si va dal livello I, in cui i pazienti non presentano limitazioni funzionali, al livello IV, in cui i sintomi sono presenti anche a riposo. Il trattamento di questo disturbo è innanzitutto farmacologico, e prevede l'utilizzo di diuretici, inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina, derivati dalla digitale, eccetera. A lungo termine è invece ipotizzabile la cardiochirurgia, fino ad arrivare, per forme particolarmente gravi, al trapianto di cuore.
Grave affezione del fegato che perde la capacità di svolgere le sue funzioni. In alcuni casi l'insufficienza epatica insorge in modo veloce e porta rapidamente al deterioramento dell'organo, ma in genere essa evolve lentamente come conseguenza di affezioni croniche del fegato, in primo luogo della cirrosi (da alcol, da epatite virale, da sostanze tossiche e così via), accompagnata dal graduale peggioramento sia delle funzioni del fegato sia delle condizioni generali del paziente. I disturbi da insufficienza epatica sono molto vari in quanto molteplici e differenti sono le funzioni svolte dal fegato: ascite ed edemi (da mancata produzione di albumina) facilità di sanguinamento ed emorragie (da carente sintesi dei fattori della coagulazione) disturbi neurologici e comportamentali (conseguenti alla cosiddetta encefalopatia porto-sistemica dovuta all'accumulo di ammoniaca nel sangue) disturbi dello stato trofico generale impotenza, diabete e anemia. Non esiste una vera e propria terapia dell'insufficienza epatica, per la quale resta importante da un lato curare le patologie che possono favorirne l'insorgenza e dall'altro somministrare farmaci per compensare i danni prodotti (per esempio infusione di albumina e vitamine). Nei casi più gravi l'unico rimedio possibile è il trapianto del fegato.
Patologia cardiaca caratterizzata dalla chiusura imperfetta della valvola mitrale, che comporta un ritorno di sangue dal ventricolo sinistro all'atrio, il quale è sottoposto quindi a una maggiore pressione. L'anomalia può essere congenita o manifestarsi in conseguenza di una patologia reumatica o infettiva (per esempio endocardite) talvolta l'insufficienza mitralica dipende dalla mancata tensione delle corde tendinee, in genere dopo un infarto cardiaco. La patologia è relativamente frequente e in forma lieve non costituisce pericolo per il paziente, ma nei casi più gravi può dare origine a pericolosi scompensi cardiaci. Il principale disturbo a essa correlati è la fibrillazione atriale, che viene rilevata all'auscultazione o in occasione di un ecocardiogramma. Il trattamento delle insufficienze gravi è di tipo chirurgico e prevede la sostituzione della valvola con una protesi meccanica oppure la sua riparazione, ma quest'ultima possibilità non è sempre praticabile la presenza di una protesi, d'altra parte, aumenta il rischio di trombi e richiede un costante trattamento con anticoagulanti.
Alterazione del pancreas che lo rende incapace di svolgere le sue funzioni si dice esocrina se consiste nella scarsa secrezione di enzimi digestivi (amilasi, lipasi, chimotripsina ecc.) o nella loro inefficacia, endocrina se a essere prodotti in quantità insufficiente sono insulina e glucagone in quest'ultimo caso si instaura un quadro sovrapponibile a quello del diabete mellito. Quanto all'insufficienza pancreatica esocrina, oltre che da patologie a carico dell'organo stesso (pancreatiti, tumori, fibrosi cistica), può essere causata da interventi sullo stomaco (piloroplastica in particolare) che, nel determinare uno svuotamento gastrico troppo rapido, rendono i succhi pancreatici meno attivi. Ne consegue un'incompleta digestione delle sostanze nutritive (lipidi, proteine, glucidi, carboidrati) che, non essendo assorbite dall'intestino, vengono eliminate in grandi quantità con le feci (steatorrea) si associano inappetenza, rapido dimagramento, astenia, fenomeni di meteorismo e flatulenza per lo sviluppo di infezioni batteriche. La terapia, oltre che nella cura della malattia alla base dell'insufficienza, consiste nella somministrazione degli enzimi pancreatici carenti.
Mancata o incompleta chiusura della valvola polmonare, conseguente a un allargamento del suo margine esterno. La causa principale è l'ipertensione polmonare, ma talvolta può essere scatenata da anomalie congenite, malattie reumatiche o endocardite. L'insufficienza può essere avvertita all'auscultazione, grazie al cosiddetto soffio di Graham Steell in corrispondenza della diastole.
Grave condizione in cui il rene non è in grado di eliminare le scorie tossiche del metabolismo presenti nel sangue, né di mantenere l'equilibrio tra acqua e sali minerali (elettroliti) all'interno dell'organismo. All'origine di uno stato di insufficienza renale possono esserci sia cause esterne al rene sia patologie specifiche la condizione può inoltre manifestarsi in modo improvviso (acuta) ovvero insorgere in forma lenta e progressiva (cronica). L'insufficienza renale acuta può essere conseguente a un grave stato di shock (dovuto ad abbondante emorragia, ustioni molto estese, disidratazioni gravi, scompenso cardiaco), a un danno renale diretto (per esempio da sostanze tossiche) o all'ostruzione delle vie di deflusso dell'urina. Nell'insufficienza renale acuta si determina in genere il blocco dell'emissione di urina, con rapido peggioramento delle condizioni generali, accumulo di sostanze tossiche (uremia o sindrome uremica) fino al coma. Questi pazienti vengono ricoverati in reparti di terapia intensiva e sottoposti a dialisi per supplire temporaneamente alla funzione renale mentre si tenta di rimediare alla causa scatenante. L'esito di queste situazioni è legato alla causa, ma in media solo la metà dei pazienti riesce a sopravvivere. L'insufficienza renale cronica è sempre la conseguenza di un danno irreversibile dei reni. Le cause più frequenti sono il diabete, le infezioni ricorrenti del rene (pielonefrite cronica), il rene policistico, l'ipertensione arteriosa protratta, le malattie che attaccano specificamente le strutture del rene (glomerulonefriti). L'insufficienza renale cronica insorge in genere in modo subdolo nell'arco degli anni, senza che compaiano disturbi particolari. In presenza di condizioni predisponenti, gli specialisti consigliano particolari esami del sangue e delle urine (per esempio la clearance renale, il dosaggio degli elettroliti plasmatici) ed esami strumentali (ecografia reno-vescicale, urografia, TAC addominale). Solo in presenza di un progressivo peggioramento della malattia possono comparire i primi sintomi quali stanchezza, nausea e perdita dell'appetito, crampi muscolari, prurito diffuso. Alla base del trattamento di un paziente affetto da insufficienza renale vi è il controllo di tutti i fattori che la provocano o che l'aggravano, anche se spesso questo non è sufficiente a rallentare l'evoluzione della malattia verso l'uremia. Diventa allora indispensabile adottare tempestivamente alcuni provvedimenti: in primo luogo è fondamentale intervenire sulla dieta, riducendo il consumo di proteine e somministrando supplementi in calcio e di vitamina D3. Importante anche evitare l'assunzione di farmaci che possano danneggiare ulteriormente il rene. Negli stadi terminali della malattia, quando si è sviluppata una situazione di uremia, il paziente viene avviato alla dialisi, che può essere effettuata sia in ospedale (emodialisi) sia a domicilio (dialisi peritoneale) il trattamento definitivo per questi pazienti consiste, quando possibile, nel trapianto renale.
Condizione caratterizzata da inadeguata ossigenazione del sangue. è la conseguenza di un cattivo funzionamento dei meccanismi della respirazione, a sua volta dovuto a malattie broncopolmonari acute o croniche (asma, bronchite cronica, enfisema, tubercolosi, polmonite) o più raramente a malattie neurologiche quali la paralisi dei muscoli respiratori o il blocco dei centri cerebrali della respirazione. Viene anche detta polmone da shock.
Condizione caratterizzata da inadeguata ossigenazione del sangue. è la conseguenza di un cattivo funzionamento dei meccanismi della respirazione, a sua volta dovuto a malattie broncopolmonari acute o croniche (asma, bronchite cronica, enfisema, tubercolosi, polmonite) o più raramente a malattie neurologiche quali la paralisi dei muscoli respiratori o il blocco dei centri cerebrali della respirazione. Viene anche detta polmone da shock.
Mancanza totale o parziale degli ormoni prodotti dalle ghiandole surrenali. Quando non dipende dall'asportazione chirurgica dei surreni o da patologie che ne provocano la distruzione (tubercolosi, infezioni virali nell'AIDS, tumori), può essere primitiva (morbo di Addison) o imputabile a un deficit di ACTH, l'ormone che esercita un effetto stimolante sui surreni. La produzione di ACTH, a sua volta, oltre che da malattie dell'ipofisi, può venire ostacolata da anticorpi specifici o ancora da agenti tossici o farmacologici (terapia cortisonica protratta). Sintomi di insufficienza surrenale sono mancanza di appetito, nausea, diarrea con dolori addominali, dimagramento, sonnolenza, capogiri, ipoglicemia e ipotensione caratteristica è anche la colorazione bronzea delle mucose e della cute. Il test di stimolazione con ACTH, su cui si basa la diagnosi, dà esito positivo se alla somministrazione dell'ormone non corrisponde un aumento di cortisolo ematico. La condizione richiede un trattamento ormonale sostitutivo con cortisone.
Patologia cardiaca dovuta a incompleta chiusura dei lembi della valvola tricuspide durante la diastole, cosicché nella fase sistolica si verifica un reflusso di sangue dal ventricolo destro all'atrio destro. In genere la causa va ricercata in uno sfiancamento dell'anello fibroso dell'orifizio atrio-ventricolare. Condizioni che favoriscono questo quadro clinico sono infarto miocardico, miocardiopatie, cardiopatie reumatiche terminali. La congestione venosa che ne consegue determina ingrossamento del fegato (epatomegalia), comparsa di edemi agli arti inferiori e, nelle fasi più avanzate della malattia, ascite e versamento pleurico. Frequente è il riscontro di una fibrillazione atriale concomitante. L'intervento chirurgico di correzione o sostituzione della valvola, che comunque nella maggior parte dei casi può essere evitato, è controindicato in caso di grave ipertensione polmonare.
Condizione in cui le vene degli arti inferiori, a causa del cattivo funzionamento delle loro valvole, non riescono a drenare correttamente il sangue verso il cuore quando il soggetto si trova in posizione eretta o seduta con le gambe abbassate. Questo comporta gonfiore (edema) e sofferenza dei tessuti, con possibile formazione di ulcere (ulcere venose). Può interessare le vene profonde, non visibili, o quelle superficiali con comparsa di varici.
Insufficiente irrorazione sanguigna nelle regioni posteriori di cervello e cervelletto e nell'ultima parte del tronco encefalico (bulbo), per occlusione delle arterie vertebrali e basilari o di un loro ramo, generalmente a seguito di processi arteriosclerotici, che determinano trombosi dei tratti arteriosi succitati. L'insufficienza vertebrobasilare si manifesta con senso di vertigine e instabilità, stordimento, diplopia, disartria, torpore facciale e alterazioni della sensibilità intorno alla bocca. La terapia consiste nella somministrazione di farmaci antiaggreganti piastrinici.
Ormone di natura proteica secreto dalle cellule beta del pancreas in risposta a vari stimoli, primo tra tutti l'aumento del tasso di glucosio nel sangue (iperglicemia). L'insulina, che agisce sul metabolismo degli zuccheri e dei grassi a diversi livelli, favorisce l'ingresso e il successivo impiego del glucosio all'interno delle cellule, abbassando la glicemia. L'insulina è disponibile come farmaco per il trattamento del diabete di tipo 1, detto appunto insulinodipendente, e talvolta anche del diabete di tipo 2. Inizialmente si utilizzava quella di origine animale, suina o bovina, la cui efficacia tuttavia diminuisce nel tempo a causa della comparsa di anticorpi anti-insulina. Da qualche anno è disponibile insulina umana sintetica, ottenuta grazie a tecniche di ingegneria genetica, che ha completamente sostituito quella animale. Viene somministrata mediante iniezioni sottocutanee una o più volte al giorno, con appositi dispositivi a forma di penna in confezione monouso che hanno reso più semplice la procedura. L'insulina pura (detta anche insulina rapida) iniettata sottocute agisce rapidamente (30 minuti) e lungo un arco di tempo relativamente limitato (4-6 ore) per questo viene somministrata prima dei pasti in modo da essere disponibile in grande quantità quando, per effetto dell'assorbimento del cibo, la glicemia aumenta. Per ottenere un effetto meno rapido ma più duraturo può essere trattata con alcune sostanze che ne rallentano l'assorbimento si ottengono così insuline di tipo ritardato (insulina intermedia, lenta o ultralenta) adatte a coprire il fabbisogno basale nelle 24 ore a prescindere dal pasto. Questo tipo di insulina viene generalmente somministrato alla sera prima di coricarsi (il cosiddetto bed time). Esistono anche formulazioni miste (insuline premiscelate) che contengono insulina rapida e insulina ritardo in concentrazioni diverse, allo scopo di ridurre il numero di iniezioni necessarie. Tali preparazioni però rendono più difficile il controllo ottimale della glicemia.
Situazione clinica caratterizzata dalla necessità di quantità di insulina superiori alla norma, per mantenere la glicemia entro livelli normali. Generalmente l'insulino-resistenza fa parte del quadro del diabete mellito di tipo 2, o NIDDM (non insulino-dipendente), in cui si osservano nel plasma livelli di insulina normali o addirittura superiori alla norma, che però, probabilmente per alterazioni dei recettori periferici per l'insulina, non sono sufficienti a mantenere la glicemia al tasso adeguato. L'insulino-resistenza può insorgere anche gradualmente in caso di diabete mellito trattato a lungo con insulina, qualora si siano formati anticorpi anti-insulina, che ne ostacolano l'effetto ipoglicemizzante. Il fenomeno si può osservare inoltre nei soggetti in sovrappeso oppure obesi, che necessitano di quantità di insulina superiori alla norma per mantenere il metabolismo degli zuccheri nei limiti accettabili. Esiste infine una insulino-resistenza acuta, che può insorgere in seguito a incidenti traumatici, interventi chirurgici, infezioni, forti emozioni o stress psicofisici di qualsiasi genere, ed è dovuta all'aumento transitorio di fattori antinsulinici nel plasma e nei tessuti.
Raro tumore, benigno nell'80 per cento dei casi, che colpisce le cellule beta del pancreas preposte alla produzione di insulina, ma che talvolta può manifestarsi anche nel duodeno e nel retroperitoneo. Dà luogo a confusione mentale, disturbi psichiatrici, cefalea, problemi visivi, debolezza, sino alla perdita di coscienza e al coma. Orienta nella diagnosi la cosiddetta ""triade di Whipple"": insorgenza della crisi ipoglicemica durante il digiuno, valori di glicemia inferiori a 50 mg/100 ml e pronta risoluzione previa somministrazione di zuccheri. Una volta individuata la sede del tumore tramite arteriografia, la terapia è chirurgica.
Dai test di Turing alle macchine pensanti
Fenomeno per cui un farmaco interagisce con un altro modificandone le caratteristiche farmacodinamiche e farmacocinetiche (per esempio la velocità di assorbimento oppure l'emivita nel plasma) e in definitiva l'efficacia.
Glicoproteina solubile a basso peso molecolare, prodotta da globuli bianchi (leucociti) e fibroblasti dopo un'infezione virale e in grado di proteggere l'organismo dall'attacco di altri virus. Gli interferoni formano una classe di sostanze che agiscono inibendo la replicazione virale all'interno delle cellule infette, prevenendone la diffusione, stimolando macrofagi e linfociti T, deputati alle difese immunitarie, e infine inibendo la crescita di alcune cellule neoplastiche. Se ne distinguono tre tipi: alfa, prodotto dai leucociti, beta, secreto da fibroblasti, e gamma, prodotto dai linfociti T previa attivazione antigenica. Farmaci a base di interferone ottenuto con la tecnica del DNA ricombinante trovano impiego come antivirali (in alcune forme di epatite) e antitumorali (leucemie e mieloma multiplo).
Gruppo di proteine secrete cellule del sistema immunitario come macrofagi e linfociti T. Vengono anche dette fattori attivanti i linfociti in quanto hanno la funzione di coordinare la risposta immunitaria, mettendo in condizione le varie cellule difensive di comunicare tra loro, così da permettere all'organismo di fronteggiare un'infezione nel modo più efficace possibile. Mediano diversi eventi dei processi infiammatori, tra cui la febbre, ma possono anche essere somministrate come immunostimolanti in caso di patologie tumorali.
Dermatite superficiale eczematosa che colpisce aree cutanee contrapposte soggette a continuo sfregamento, come ascelle, inguine, pieghe sottomammarie, regione anale, spazi tra le dita dei piedi. Si manifesta con intenso prurito, infiammazione e talvolta macerazione maleodorante della cute. Fattore predisponente è l'obesità, soprattutto se accompagnata da iperidrosi che crea un ambiente umido favorevole alla proliferazione di batteri e miceti.