Canale osteocartilagineo che funge da collegamento tra il nasofaringe e la cavità dell'orecchio medio, permettendo di riequilibrare la pressione esistente sui due lati della membrana del timpano quando questa si sposta verso l'interno o l'esterno. La porzione che parte dall'orecchio medio è di natura ossea, mentre quella che sbocca nella parete laterale della faringe è fibrocartilaginea. Entrambe le componenti sono rivestite da una mucosa ricca di tessuto linfatico, che in caso di tonsillite si infiamma creando un ostacolo al passaggio dell'aria tra gola e orecchio medio.
Canale muscolare che collega il corno superiore laterale dell'utero all'ovaio. Le tube uterine sono due.
Processo di natura tubercolare, costituito dalla fusione di più tubercoli in varie fasi di accrescimento il cui tessuto presenta fenomeni degenerativi (necrosi caseosa) assume forma rotondeggiante e può avere varie dimensioni, ma è comunque sempre ben circoscritto, in quanto il materiale necrotico, ricco di bacilli tubercolari, è contenuto in una capsula di connettivo fibroso. Le sedi più comunemente colpite sono i lobi polmonari, l'encefalo e l'intestino cieco.
Detta anche TBC o tisi, è una malattia infettiva acuta causata dal Mycobacterium tuberculosis, chiamato anche bacillo di Koch dal nome del medico e batteriologo tedesco che lo scoprì nel 1882. Tale microrganismo, che si contrae in genere per via aerea, si localizza nel parenchima polmonare, soprattutto in prossimità dell'ilo, dove provoca inizialmente uno o più addensamenti infiammatori che in breve si estendono a interessare i linfonodi mediastinici. è questa la fase in cui si verifica la comparsa di tubercoli che tendono a calcificare inglobando i microrganismi patogeni in una solida struttura formata da connettivo, linfociti e macrofagi il soggetto, diventato positivo al test per la tubercolina, in genere sviluppa sintomi molto sfumati, tra cui tosse stizzosa più o meno produttiva, debole reazione febbrile, dimagramento, sudorazione notturna, astenia, anemia, aumento della velocità di eritrosedimentazione. L'infezione, che talvolta può passare del tutto inosservata, si risolve in genere a distanza di 2-3 settimane dal contagio, conferendo al paziente uno stato di immunità e ipersensibilità ritardata. Questo è il decorso che si osserva più di frequente, ma se i bacilli continuano a moltiplicarsi si instaura la cosiddetta tubercolosi primaria, caratterizzata dalla comparsa del caratteristico granuloma tubercolare o tubercoloma, con al centro una zona di necrosi caseosa. Quando il materiale necrotico fluidifica si riversa nei bronchi, lasciando nel parenchima polmonare cavità svuotate dette ""caverne"". In questa fase della malattia la tosse persistente, con produzione di espettorato mucopurulento, si accompagna a dispnea ed emottisi. Se le lesioni si estendono fino a interessare una vena polmonare, i bacilli possono riversarsi nel torrente ematico e per questa via invadere tutti gli organi, provocando sintomi diversi a seconda del distretto corporeo interessato tale grave evenienza, che comunque è molto rara, si manifesta con la comparsa nei tessuti infetti di numerosi piccoli granulomi (tubercolosi miliare). Prende infine il nome di tubercolosi postprimaria la malattia che si sviluppa in un soggetto che era già venuto in contatto con l'agente causale sviluppando ipersensibilità nei suoi confronti infatti, una volta prodottasi la caratteristica reazione immunitaria, i bacilli, che sopravvivono a lungo nei linfonodi, possono riattivarsi in seguito a ulteriore esposizione a una carica infettante, oppure a indebolimento delle difese immunitarie. Anche se tutte le specie di micobatteri possono infettare l'uomo, gli agenti patogeni più spesso coinvolti sono il Mycobacterium hominis e il Mycobacterium bovis. Il primo, che dà luogo alle manifestazioni cliniche più gravi, si trasmette da uomo a uomo tramite inalazione, in genere dopo esposizioni ripetute, mentre molto rara è una trasmissione per contatto con abrasioni cutanee. La tubercolosi bovina, che si trasmette per ingestione di latte e suoi derivati non sottoposti a pasteurizzazione, si localizza di preferenza nelle vie aeree superiori o a livello intestinale. Il sospetto diagnostico deve indurre a eseguire il test della tubercolina, i cui risultati comunque vanno sempre confermati dall'identificazione del bacillo nel materiale caseoso, nell'espettorato e in prelievi bioptici, tramite analisi al microscopio, colture ed esami istologici. Fondamentali sono inoltre le indagini radiografiche in caso di localizzazione polmonare. La terapia si basa sulla somministrazione di due o più antibiotici associati, di solito rifampicina, streptomicina, isoniazide, etambutolo nei pazienti in grado di assumerli ininterrottamente il loro utilizzo combinato permette di abbreviare la durata del trattamento (da due anni a nove mesi). Molto importante è la prevenzione, consistente nella vaccinazione con bacillo di Calmette-Guérin.
Insieme degli organi e delle strutture deputati al transito e all'elaborazione degli alimenti. In particolare ne fanno parte esofago, stomaco, intestino tenue e intestino crasso.
Strutture cilindriche cave contenute nei testicoli e deputate alla produzione e all'escrezione degli spermatozoi. Dal punto di vista strutturale sono costituiti da una sottile membrana epiteliale disseminata di cellule germinali in vari stadi di maturazione, che traggono sostegno meccanico e forse anche nutrimento da altri elementi di forma allungata, detti cellule di Sertoli, con cui sono in stretto contatto. Dal punto di vista anatomico si distinguono in tubuli contorti, dal decorso serpeggiante, e tubuli retti, formati dalla convergenza dei tubuli contorti all'apice dei lobuli testicolari i tubuli retti a loro volta danno origine alla rete testis.
Sinonimo ormai desueto di nefropatia interstiziale, con cui si indicano tutte le malattie del tubulo renale, congenite o acquisite, che non comportano il coinvolgimento del glomerulo. Appartengono alle forme acquisite le lesioni tubulari necrotiche, degenerative o ostruttive, che spesso esitano nell'insufficienza renale, mentre hanno natura congenita la cistinuria e l'acidosi renale.
Malattia infettiva dei roditori selvatici, trasmessa da mosche, pulci, zecche che fungono da vettori della Francisella tularensis, bacillo anaerobio, immobile e asporigeno occasionalmente può essere contratta anche dall'uomo per ingestione di acque o carni infette, oppure anche per inalazione e inoculazione. La malattia, dopo un periodo di incubazione di 2-10 giorni, provoca la comparsa di lesioni caratteristiche nella sede d'inoculo (cute, mucose, polmoni, intestino), consistenti in noduli granulomatosi che tendono a ulcerarsi. Se ne distinguono una forma ulceroghiandolare a carico delle estremità e dei relativi linfonodi, una tifoidea caratterizzata da febbre e dolore addominale, e una oculoghiandolare, così detta perché colpisce sia la congiuntiva, sia le ghiandole preauricolari, che si trasmette per contatto con mani infette. Nella maggior parte dei casi ha decorso benigno la terapia si basa sulla somministrazione di streptomicina, gentamicina e fluorochinolonici.
Patologia caratterizzata da moltiplicazione incontrollata e progressiva delle cellule di un tessuto. I tumori si distinguono in benigni e maligni. I primi si accrescono molto lentamente, non diffondono in altri tessuti e sono asportabili chirurgicamente con completa guarigione: non mettono quindi in pericolo la vita del paziente. I tumori maligni, invece, proliferano molto rapidamente, invadono tessuti e organi circostanti e danno metastasi anche in localizzazioni lontane da quella d'origine. Possono essere trattati con chirurgia, chemioterapia, radioterapia o con una combinazione di questi trattamenti.
Neoplasia che rimane localizzata senza tendenza a espandersi e a infiltrare i tessuti circostanti. Anche se i tumori benigni possono restare localizzati per lungo tempo e possono essere lasciati in sede, è preferibile comunque la loro asportazione, sia per l'ingombro meccanico che possono dare (per esempio compressione di una struttura anatomica adiacente) sia per la possibilità nel lungo termine di una degenerazione maligna.
Rappresenta il tumore più frequente oltre i 65 anni e la terza causa di morte per tumore nei maschi. Le prime manifestazioni sono a livello della minzione, che risulta difficoltosa, frequente, scarsa e accompagnata da bruciore e dolore a livello lombare, pelvico o inguinale. Il tumore della prostata si sviluppa lentamente e dà metastasi generalmente a livello delle ossa e del midollo osseo. Spesso è associato all'aumento dei valori ematici di fosfatasi acida sierica e antigene prostatico specifico (PSA). Nelle forme localizzate la terapia si basa sulla rimozione chirurgica della ghiandola (prostatectomia) e sulla radioterapia. Le forme che hanno già dato metastasi vengono trattate cercando di rallentarne la diffusione inibendo l'azione degli ormoni androgeni tramite rimozione dei testicoli (orchiectomia) o per via farmacologica. La chemioterapia viene riservata ai casi refrattari all'ormonoterapia, ma ha efficacia molto scarsa. Non esiste per ora la possibilità di una prevenzione primaria del tumore della prostata la diagnosi precoce può essere ottenuta mediante l'esplorazione rettale, da consigliarsi annualmente a partire dai 50 anni. Circa il 60 per cento dei tumori della prostata rimane confinato alla ghiandola: una diagnosi formulata in questa fase permette a 8 pazienti su 10 di guarire. Negli ultimi venti anni le percentuali di sopravvivenza a 5 anni, per tutti gli stadi considerati, sono aumentate dal 50 al 70 per cento.
Detto anche nefroblastoma, è un tumore maligno del rene che si manifesta nei primi cinque anni di vita, di probabile origine congenita. La comparsa di una massa addominale di notevole proporzioni (spesso più grande del rene stesso) è accompagnata da dolore, nausea, vomito, ematuria (sangue nelle urine), occlusione intestinale, aumento della pressione arteriosa, febbre. A volte i sintomi di esordio sono riconducibili a una metastasi polmonare.
Una neoplasia è maligna (cancro) quando non resta localizzata e tende infiltrare i tessuti circostanti. Un'altra caratteristica delle neoplasie maligne è quella di diffondersi a distanza per via ematica o linfatica dando origine a metastasi.
Il cervello può essere sede sia di tumori primari, che originano dal tessuto nervoso o dai tessuti di sostegno, ossa e meningi, sia di metastasi provenienti da tumori di altri organi. I tumori benigni crescono lentamente e non invadono le aree circostanti, possono svilupparsi per anni senza manifestare nessun sintomo e la loro pericolosità dipende sostanzialmente dalla sede, poiché se arrivano a comprimere strutture importanti possono essere estremamente gravi il più comune di essi è il meningioma. I tumori maligni (come per esempio il glioblastoma multiforme) invece hanno crescita rapida e invadono i tessuti circostanti, causando la morte del paziente per grave compromissione delle funzioni cerebrali. I sintomi iniziali possono variare in funzione della sede del tumore: crisi epilettiche, cefalea, rallentamento del pensiero, sonnolenza in alcuni casi il primo indizio può essere semplicemente un cambiamento della personalità, in altri casi compaiono disturbi neurologici specifici dell'area colpita quali paralisi di alcuni muscoli, disturbi dell'equilibrio e della vista. Per la diagnosi sono utili l'esame neurologico ma in particolare l'esame del campo visivo, l'audiometria, l'elettroencefalogramma, la TAC o la risonanza magnetica. I tumori benigni, quando possibile, vengono asportati chirurgicamente. Nei tumori maligni la strategia dipende dal tipo e dalla localizzazione si utilizzano chirurgia, radioterapia e chemioterapia.
La categoria comprende differenti tipi di tumori maligni localizzati al colon, più frequenti in età avanzata. Come per molti altri tumori, non se ne conosce l'origine anche se sono note alcune condizioni predisponenti, quali colite ulcerosa, poliposi familiare intestinale e un tipo particolare di polipo noto come adenoma villoso. Anche i soggetti che seguono diete ricche di carni e di grassi e povere di fibre (frutta, verdura) sono particolarmente a rischio. I tumori del colon possono rimanere a lungo silenti nell'intestino, ossia non provocano alcun disturbo, per cui quando vengono scoperti (a causa della presenza di dolori addominali, emorragie intestinali o anemia) sono spesso in fase avanzata di crescita, situazione che ne rende più difficile il trattamento e quindi la guarigione definitiva. Quando possibile, il tumore viene asportato chirurgicamente insieme con il tratto di intestino in cui si forma. In alcuni casi la terapia prevede la somministrazione di farmaci (chemioterapia) o di trattamenti con radiazioni (radioterapia).
I tumori localizzati nel fegato possono avere natura benigna (epatomi) o maligna (carcinomi), e questi ultimi possono avere origine diretta dalle cellule del fegato (epatocarcinomi) oppure costituire la localizzazione epatica di tumori maligni presenti in altri organi, e in tal caso si parla di metastasi. Gli epatocarcinomi in molti casi insorgono in concomitanza con una cirrosi, sia essa da abuso di alcol sia da postumi di un'epatite virale cronica di tipo C o B. In genere lo sviluppo è piuttosto veloce, ma possono rimanere silenti a lungo e ingrossarsi, compromettendo le funzioni del fegato e causando la comparsa di disturbi quali dolore, ittero, deperimento organico con calo di peso e nausea. In alcuni casi è possibile tentare l'asportazione chirurgica, per esempio in presenza di una massa neoplastica isolata, del tumore localizzato al fegato. In altri casi si procede invece a chemioterapia.
Neoplasie rappresentate principalmente dagli epiteliomi spinocellulari, a carattere maligno, i cui fattori di rischio sono abitudine al fumo, uso di sostanze stupefacenti, abuso di alcool, microtraumatismi continui, cattiva igiene orale, che determinano uno stato di infiammazione cronica. In genere vengono segnalati da lesioni precancerose caratteristiche, in primo luogo leucoplachia (macchie biancastre ispessite), eritroplasia (placche vellutate di color rosso acceso), lichen planus. La loro rimozione chirurgica è di solito seguita da radioterapia.
Neoplasie a carico della porzione della faringe in cui si aprono le coane i più frequenti sono epiteliomi e reticolosarcomi, entrambi maligni. Dal momento che si sviluppano in una cavità di discrete dimensioni, all'inizio possono passare inosservati e dare luogo a una sintomatologia piuttosto sfumata, rappresentata perlopiù da ostruzione respiratoria monolaterale, emissione dal naso di muco talora misto a sangue, chiusura della tuba di Eustachio. Di frequente danno luogo a metastasi linfonodali e invadono le fosse nasali, le orecchie o il retrofaringe.
I tumori del pancreas non sono molto frequenti e possono essere di natura endocrina, se originano dalle cellule pancreatiche che producono ormoni, oppure esocrina, se originano invece nel contesto dell'organo che produce i succhi digestivi. I tumori endocrini sono rari e se ne sospetta la presenza in quanto sono associati alla secrezione di ormoni che si ripercuotono sull'intero organismo: per esempio, in caso di eccessiva produzione di insulina (insulinomi) si avranno forti scompensi della glicemia con crisi ipoglicemiche, mentre se l'eccesso riguarda la gastrina (gastrinomi) si formano ulcere dello stomaco con il quadro della sindrome di Zollinger-Ellison. I tumori della parte esocrina del pancreas sono silenti fino a quando non raggiungono dimensioni tali da provocare dolore e graduale decadimento generale del paziente i tumori della cosiddetta testa del pancreas provocano anche la comparsa di ittero. Laddove sia possibile, per entrambi questi tumori si tenta la terapia chirurgica.
Il pene può essere interessato da forme tumorali quali carcinoma e sarcoma, anche se quest'ultima è un'evenienza piuttosto rara. Il carcinoma colpisce in genere il glande o il prepuzio e sembra essere più frequente negli uomini non circoncisi e affetti da balanopostite si diffonde lentamente e provoca l'ingrossamento dei linfonodi dell'inguine. La diagnosi precoce consente di evitare l'intervento chirurgico e limita il trattamento a cicli di radioterapia.