Condizione legata all'abuso di bevande alcoliche, con sviluppo di dipendenza e comparsa di patologie specifiche e disturbi di tipo psicosociale. Il consumo di modiche quantità di alcol è molto diffuso e in una certa misura sembra avere un effetto protettivo nei confronti delle malattie cardiovascolari. La dose massima giornaliera considerata ""innocua"" per un adulto sano è di circa 40 g per i maschi e di 20 g per le femmine: un bicchiere di vino o un boccale di birra contengono circa 10 g di alcol. Alcuni soggetti tuttavia aumentano le dosi e sviluppano progressivamente una vera e propria condizione di dipendenza fisica dall'alcol, con comparsa di disturbi correlati (sindrome da astinenza). Il soggetto alcolista manifesta una serie di problemi caratteristici: tolleranza, ossia un bisogno di dosi sempre maggiori di alcolici per "sentirsi bene" astinenza, cioè comparsa di disturbi quali tremore, ansia, depressione e astenia in caso di sospensione dell'assunzione di alcol (anche di poche ore) e conseguente impulso a bere continuamente fin dal primo mattino. I casi più gravi di astinenza sono associati al cosiddetto delirium tremens con ansia, insonnia, tremore diffuso, allucinazioni e convulsioni. Ulteriori manifestazioni di un comportamento alcolista sono la difficoltà di concentrazione, sia sul lavoro sia in altri ambiti, e l'assunzione continuativa di alcolici nonostante la consapevolezza che questo rappresenti un problema. L'alcol è responsabile di importanti danni fisici a carico del fegato (epatopatia alcolica e cirrosi epatica), dei nervi (neuropatie periferiche), del cervello (demenza di Korsakoff), del cuore (miocardiopatia) e dell'apparato digerente (gastrite, pancreatite) compromette inoltre l'assorbimento delle vitamine B1, B6, B12 e acido folico nell'organismo, a causa dei disturbi alimentari spesso associati all'alcolismo. I meccanismi per cui in alcuni individui si sviluppa la dipendenza dall'alcol non sono del tutto chiariti. è stata sottolineata la presenza di un maggior rischio tra i famigliari di alcolisti, evidenziando quindi la possibilità di una certa ereditarietà del disturbo. Non è comunque del tutto chiaro il rapporto tra predisposizione ereditaria, abitudini della famiglia e fattori psicologici personali. Le malattie provocate dall'alcol richiedono una terapia specifica, che prevede la correzione dei deficit nutrizionali e vitaminici e, ovviamente, l'astensione dagli alcolici. Molto più complesso e lungo è il trattamento della dipendenza, in quanto la difficoltà maggiore consiste nel rendere il soggetto consapevole del problema e spingerlo a collaborare. Le guarigioni sono possibili ma le ricadute sono frequenti. Talvolta è necessario il ricovero ospedaliero per iniziare la disintossicazione e controllare nel contempo i disturbi che insorgono a seguito della sospensione degli alcolici. Le strategie più utilizzate prevedono la somministrazione di farmaci volti a ridurre il forte bisogno di bere o a innescare un meccanismo di intolleranza all'alcol. Al trattamento con farmaci vanno sempre associati trattamenti psicoterapici e l'inserimento in gruppi di sostegno (per esempio ""Alcolisti Anonimi"").
Associazione di uomini e donne che mettono in comune la loro esperienza, i loro problemi e le loro sensazioni al fine di uscire dall'alcol-dipendenza e aiutare gli altri a recuperarsi dall'alcolismo. Nel corso delle riunioni i partecipanti raccontano le difficoltà, le esperienze vissute e le metodiche adottate, aiutando gli altri alcolisti e ritrovando al contempo l'autostima necessaria per affrontare efficacemente anche i propri problemi. L'associazione è diffusa a livello mondiale e presente sul territorio nazionale attraverso l'iniziativa di centri operanti in tutte le principali città. L'accesso alle riunioni è libero e non viene richiesta alcuna quota di iscrizione o dichiarazione delle proprie generalità.
Incapacità di leggere, in assenza di patologie della vista. L'alessia si riscontra in seguito a una lesione del lobo parietale del cervello per la perdita della capacità di interpretare correttamente i segni grafici e i concetti corrispondenti. Può essere dovuta anche a problemi di sviluppo (cecità verbale congenita).
Glicoproteina plasmatica sintetizzata dal fegato e capace di inibire l'attività della tripsina e di altri enzimi capaci di attaccare e distruggere le proteine, quali chimotripsina, trombina, elastasi e collagenasi. Valori elevati di alfa-1-antitripsina si possono riscontrare in caso di edema angioneurotico ereditario, pancreatiti, diabete, patologie renali, gastriche ed epatiche e in seguito alla somministrazione di estrogeni. La mancanza di questa proteina si associa a uno sviluppo precoce di enfisema polmonare o di cirrosi epatica.
Proteina di origine fetale, prodotta nel fegato e nell'apparato digerente, in grado di attraversare la placenta ed entrare nella circolazione sanguigna materna. Il dosaggio dell'alfa-fetoproteina nel liquido amniotico è utile per la diagnosi precoce di alcune malformazioni del feto (per esempio spina bifida, difetti di chiusura del tubo neurale). Livelli molto bassi di questa proteina possono essere associati alla sindrome di Down. Mentre è normale l'aumento di alfa-feto proteina nelle donne in gravidanza, in individui adulti indica la presenza di alcuni tipi di tumori (per esempio fegato, stomaco, pancreas e ovaio). Moderate variazioni dell'alfa-fetoproteina sono riscontrabili anche in alcune malattie non tumorali, come cirrosi epatica ed epatiti croniche.
Forma di vitamina E. Ha azione antiossidante e sembra che si possano attribuire a carenze di questo fattore lesioni muscolari di tipo distrofico e alcune forme di anemia. Principali fonti di assunzione sono i grassi e gli oli animali e vegetali.
Sindrome caratterizzata da dolore e gonfiore degli arti. La forma più diffusa è l'algodistrofia spalla-mano, che si manifesta con periartrite della spalla e arrossamento e irrigidimento della mano. Si riscontra spesso in seguito a fatti traumatici e in conseguenza di un lungo periodo di immobilizzazione dell'arto (per esempio se ingessato). Può essere causata anche da turbe della circolazione coronarica, da malattie nervose o da somministrazione di farmaci quali barbiturici e antitiroidei. Il trattamento comprende appropriati programmi chinesiterapici, associati ad analgesici e antinfiammatori. Di recente sono stati utilizzati anche l'elettroagopuntura e stimoli elettrici nervosi somministrati attraverso la cute.
Termine che indica l'isolamento, l'estraneazione e la dissociazione percepita dall'individuo nei confronti della realtà e dell'ambiente che lo circonda. La persistenza nel tempo di questa condizione può portare il soggetto a uno stato di totale dissociazione dal vivere sociale fino a una condizione di grave compromissione delle sue funzioni psichiche.
Il termine alimentazione indica genericamente l'assunzione dei nutrienti necessari al corretto funzionamento e al benessere dell'organismo. Il fabbisogno nutrizionale e calorico varia in relazione all'età, al sesso e alla struttura fisica dell'individuo. Esistono sei gruppi alimentari fondamentali: cereali latte e derivati legumi frutta e verdura grassi e oli carne, pesce e uova, organizzati dai nutrizionisti nella cosiddetta piramide alimentare, che indica quali gruppi di alimenti debbano essere consumati ogni giorno e in quali proporzioni. Alla base della piramide si trovano i cereali, ovvero cibi come pane e pasta, che sono indispensabili per ottenere energia a lento assorbimento e che devono essere consumati quotidianamente, mentre il vertice è occupato dagli alimenti che occorre limitare, per esempio zuccheri raffinati, oli e grassi. Nelle sezioni intermedie si trovano frutta e verdura (importanti per l'apporto di vitamine, minerali e fibra) e latticini, uova carne e pesce, che forniscono le proteine necessarie per il mantenimento della struttura muscolare e dei tessuti organici. è importante sottolineare che nessun gruppo presenta tutti i nutrienti, per cui una corretta alimentazione si basa principalmente sull'integrazione dei vari elementi.
Procedura di alimentazione artificiale effettuata somministrando gli alimenti direttamente nel circolo sanguigno attraverso piccoli cateteri di poliuretano o silicone. A seconda della sede di infusione, si parla di nutrizione parenterale periferica o centrale. Per quella periferica si utilizza di solito una grossa vena dell'arto superiore in modo da evitare l'irritazione e l'infiammazione delle vene più piccole (flebite). Per quella centrale si utilizza invece la vena cava superiore. Vengono generalmente somministrate soluzioni particolari contenenti grassi, aminoacidi e zuccheri, con l'aggiunta di vitamine, elettroliti e oligoelementi.
Termine generico che indica il cosiddetto "alito cattivo". In genere è conseguente a problemi del cavo orale quali le infezioni delle gengive, la carie dentaria e in generale una condizione di scarsa igiene della bocca e/o assenza di controlli odontoiatrici. Il disturbo può anche essere attribuito a gravi problemi digestivi, ma raramente è dovuto a una specifica patologia (per esempio diabete, malattie del fegato, insufficienza renale grave o gravi infezioni polmonari). La prima cosa da fare in presenza di alitosi è ripristinare una corretta e regolare igiene orale in caso di persistenza, è opportuno consultare il medico.
Modalità di alimentazione a base di latte nei primi mesi di vita del bambino. L'allattamento ideale è quello naturale al seno. Il latte materno, oltre a possedere caratteristiche nutritive ottimali, è infatti ricco di immunoglobuline che esercitano una funzione protettiva a livello intestinale. C'è inoltre un'importante componente psicologica, perché l'allattamento al seno consente di stabilire un profondo legame affettivo tra madre e figlio. Il rischio maggiore da evitare è il passaggio nel latte di farmaci eventualmente assunti dalla madre e che potrebbero risultare dannosi per il neonato. Durante il periodo dell'allattamento quindi, ogni terapia farmacologica dovrebbe essere preventivamente stabilita e valutata con il proprio medico. Nell'allattamento artificiale si utilizza invece latte diverso da quello materno, proveniente da altra specie (per esempio mucca) o vegetale (latte di soia). Si tratta di latti che possono essere considerati completi dal punto di vista nutrizionale e che si trovano in commercio in polvere o direttamente liquidi. Si ricorre all'allattamento artificiale ogni volta che la madre non è in grado di produrre latte in quantità sufficiente a nutrire il bambino, oppure in presenza di malattie o terapie materne che potrebbero esporlo a rischi. Dopo il quarto-quinto mese, questo tipo di alimentazione può essere integrato con alimenti solidi, di norma cereali.
Una delle forme alternative in cui può essere presente un gene. Nell'uomo sono presenti 23 coppie di cromosomi, omologhi a due a due. Vengono definiti alleli ognuno dei due geni che occupano identica posizione (locus) su due cromosomi omologhi. Se un individuo possiede una coppia identica di alleli, è definito omozigote per quel locus, e quindi per il carattere ereditario codificato da quel locus. Se gli alleli sono diversi, l'individuo è invece eterozigote per quella caratteristica. Un allele viene detto dominante, se esclude l'azione dell'altro, chiamato recessivo: quest'ultimo tipo deve quindi essere presente in omozigosi per poter esprimere la propria azione. Esistono anche casi di codominanza, in cui si esprimono entrambi gli alleli.
Condizione caratterizzata da un'ipersensibilità verso particolari sostanze dette antigeni, che l'organismo interpreta come "aggressori" e contro le quali scatena un'inadeguata risposta immunitaria. Gli antigeni possono provenire dal mondo esterno (e sono detti esogeni) o anche essere interni all'organismo (in questo caso prendono il nome di antigeni endogeni). Le reazioni allergiche sono più spesso di intensità lieve o moderata (per esempio il raffreddore da fieno o l'orticaria) ma in alcuni casi sono particolarmente violente e anche mortali (il cosiddetto shock anafilattico).
In soggetti ipersensibili, reazione allergica alla puntura di alcuni insetti. In tali casi le manifestazioni vanno dal gonfiore cutaneo esteso, fino a conseguenze più temibili che coinvolgono l'intero organismo (sintomi tipici sono sudorazione, orticaria, dolori addominali, difficoltà respiratorie e collasso). Nei casi più gravi può sopraggiungere la morte in pochi minuti per asfissia o arresto cardiaco. In Italia gli insetti più frequentemente responsabili di manifestazioni allergiche gravi sono gli imenotteri pungitori e in particolare le api, le vespe e i calabroni. Consigliabile per i soggetti allergici avere sempre a portata di mano un antistaminico e una dose di adrenalina solubile.
Reazione del sistema immunitario nei confronti di un alimento o di un suo componente. Il quadro clinico può comprendere orticaria con gonfiore alle labbra, crampi allo stomaco, vomito, diarrea, eruzioni cutanee o eczema, raffreddore e problemi respiratori. Un tipo di reazione più seria, ma anche molto più rara, è lo shock anafilattico, che può essere letale e richiede cure mediche immediate. Gli alimenti più spesso chiamati in causa sono il latte, le uova, il pesce, i crostacei, le noci e le arachidi, i semi di soia, i cereali che contengono il glutine (avena, frumento, orzo, segale) e alcuni frutti della famiglia delle prunoidee (prugne, albicocche, ciliege, pesche). Una volta diagnosticata l'allergia, occorre iniziare subito una dieta di esclusione, volta cioè alla progressiva eliminazione dell'alimento in questione dalla dieta della persona allergica.
Insieme di manifestazioni cutanee dovute a una reazione allergica che si sviluppa per contatto diretto con le sostanze verso le quali l'individuo è ipersensibile. Le più frequenti allergie cutanee sono l'orticaria e la dermatite da contatto. La diagnosi richiede l'esecuzione di specifici test cutanei nei quali la sostanza sospetta (allergene) viene messa a contatto tramite cerotti oppure inoculata nella cute.
Reazione allergica che interessa l'apparato respiratorio dovuta al contatto dell'organismo con sostanze (allergeni) non tollerate. Comprende alcune manifestazioni cliniche molto comuni (raffreddore allergico, asma bronchiale, rinite allergica) e altre piuttosto rare (polmonite da ipersensibilità, aspergillosi broncopolmonare allergica). Gli allergeni che vengono a contatto con l'organismo per inalazione sono numerosi e di diversa natura. Spesso si tratta di pollini, di spore di muffe o di funghi, oppure di farmaci. Altri fattori scatenanti possono essere l'inquinamento, il fumo di sigaretta, odori e gas irritanti (come profumi, lacche per i capelli, vapori di ammoniaca, vernici, insetticidi), ma anche i peli di un animale domestico o gli acari presenti nella polvere. Nelle forme meno frequenti l'ipersensibilità può essere causata da sostanze tipiche di alcuni ambienti di lavoro (come escrementi di uccelli, o polvere di legno). I sintomi allergici possono comparire a intermittenza, come nelle allergie stagionali dovute alla presenza nell'aria di particolari pollini, oppure essere presenti tutto l'anno (rinite perenne). Il modo più sicuro per non subire la reazione allergica è quello di evitare il contatto con l'allergene, quando esso sia stato individuato. La diagnosi può essere confermata con test specifici in grado di identificare gli allergeni responsabili.
Specializzazione medica nella branca della fisiopatologia che si occupa dello studio, della diagnosi e della terapia delle malattie allergiche. Lo specialista, chiamato allergologo, ha specifiche conoscenze anche nel campo dell'immunologia.
Medico specializzato nella diagnosi e nel trattamento delle allergie.