Procedimento che permette di creare organismi geneticamente identici tra loro (cloni). è stata ed è largamente impiegata su vegetali di interesse agricolo, mentre si sta cercando di renderla efficace anche nel caso di animali d'allevamento. Nel caso degli animali, la tecnica preferenzialmente utilizzata consiste nel trasferimento nucleare, in cui il nucleo di una cellula uovo viene sostituito con quello prelevato da una cellula somatica dello stesso o di un altro organismo. Così, l'embrione che si sviluppa sarà geneticamente identico al donatore del nucleo utilizzato. Fino ad ora, tuttavia, i risultati ottenuti sui mammiferi (pecore, come la famosa Dolly, bovini, cavalli, topi) hanno avuto risultati contraddittori, in particolare per il precoce invecchiamento degli animali clonati. L'annuncio ricorrente di tentativi di clonazione umana continua invece a suscitare molto allarme nell'opinione pubblica e nella comunità scientifica, a causa dei i gravi problemi etici connessi. Controversa è anche la clonazione umana a scopo terapeutico, per la produzione di embrioni da cui prelevare cellule staminali che potrebbero essere impiegate nel trattamento di patologie quali il diabete o le malattie neurodegenerative del sistema nervoso (Alzheimer, Parkinson).
Termine che indica una popolazione di individui o cellule geneticamente identici, cioè con lo stesso patrimonio genetico. Due i casi in cui vengono naturalmente prodotti cloni: la divisione cellulare (mitosi) e la riproduzione asessuata di organismi unicellulari o pluricellulari. Mediante manipolazioni di ingegneria genetica è inoltre possibile ottenere cloni di organismi solitamente a riproduzione sessuata. Per clone proibito si intende invece un gruppo di cellule del sistema immunitario derivate dalla stessa cellula e quindi identiche tra loro e dirette contro elementi dello stesso organismo cui appartengono. I cloni proibiti si originano spontaneamente nel periodo fetale, ma sono generalmente distrutti nella fase di accrescimento. La loro persistenza è tra le probabili cause all'origine delle malattie autoimmuni.
Farmaco ad azione antipertensiva che agisce a livello del sistema nervoso centrale regolando la frequenza cardiaca. La somministrazione avviene generalmente per via orale ma, nei casi più gravi, può anche per via endovenosa. Esistono anche cerotti a base di clonidina in grado di rilasciare il farmaco in maniera lenta e costante.
Successione di contrazioni e rilasciamenti dei muscoli tipica di alcune malattie. Si osserva in particolare durante la convulsione epilettica, quando si sottopone a stiramento un muscolo di un arto affetto da paralisi spastica oppure in condizioni di grave affaticamento muscolare. Generalmente indica una lesione della via piramidale, la parte del sistema nervoso centrale responsabile del controllo e della coordinazione muscolare.
Farmaco usato in passato come ipnotico, ora abbandonato in favore dei barbiturici. L'uso prolungato di tale sostanza poteva infatti provocare, come effetto collaterale, il cloralismo, uno stato patologico nel quale il paziente dimostra confusione, incapacità di coordinare i movimenti, difficoltà respiratoria e, nei casi più gravi, entra in coma.
Farmaco chemioterapico appartenente al gruppo delle mostarde azotate, usato come agente antitumorale nel trattamento delle leucemie e dei linfomi, ma anche come immunosoppressore nel caso di malattie autoimmunitarie o per evitare il rigetto da trapianto.
Antibiotico ad ampio spettro antibatterico, efficace in particolare contro rickettsie e salmonelle. Ricavato un tempo in modo naturale dalla coltura in laboratorio dello Streptomyces venezuelae, oggi viene prodotto sinteticamente. La sua notevole tossicità può causare l'insorgenza di anemia aplastica.
Si tratta di sali del cloro che, se assunti in quantità elevate, possono causare gravi danni all'organismo, in particolare lesioni dell'apparato digerente accompagnate da nausea, vomito, diarrea e forti dolori. Nei casi più gravi si assiste alla formazione di metaemoglobina, una forma di emoglobina incapace di legare l'ossigeno e alla comparsa di convulsioni, sofferenza renale e stato di coma. L'unica terapia possibile è l'aspirazione dei clorati dallo stomaco per mezzo di un endoscopio.
Farmaco appartenente alla famiglia delle benzodiazepine, largamente impiegato nel trattamento dell'alcolismo cronico, in particolare della sindrome da astinenza. Agiscono stimolando l'azione del GABA, neurotrasmettitore ad azione inibitoria nel sistema nervoso centrale e diminuendo l'attività del sistema nervoso simpatico.
Farmaco ansiolitico appartenente alla famiglia delle benzodiazepine, impiegato nella terapia dell'ansia, delle nevrosi di tipo ansioso e nel controllo delle crisi di astinenza degli alcolisti. L'uso prolungato può provocare dipendenza.
è il più diffuso ed economico processo di disinfezione delle acque destinate al consumo umano. Il processo sfrutta la produzione, a partire da acqua e cloro, di acido ipocloroso, un composto ad azione disinfettante.
Psicofarmaco usato per trattare le crisi d'ansia e come preanestetico.
Termine usato per esprimere il livello di cloro, in particolare sotto forma del sale cloruro di sodio, presente nel sangue. Si parla di cloremia globulare quando si intende esprimere la concentrazione di cloro presente all'interno dei globuli rossi, il cui valore medio deve essere di 1,8 g/l, e di cloremia plasmatica quando si intende la concentrazione di cloro libero nel plasma, il cui valore medio deve essere di 3,7 g/l.
Farmaco antistaminico somministrato per via orale o endovenosa per contrastare reazioni allergiche è indicato, per uso topico, anche in caso di punture d'insetti.
Farmaco per il trattamento della malaria. La somministrazione deve avvenire sotto stretto controllo poiché, se troppo prolungata, può provocare lesioni oculari anche gravi. Il suo uso è tuttavia in progressivo abbandono, dal momento che è stata riscontrata resistenza in alcuni ceppid di Plasmodium, il parassita responsabile della malattia.
Varietà di leucemia acuta, caratterizzata dall'infiltrazione di cellule leucemiche di colore verdastro soprattutto nelle ossa della cavità orbitale del cranio: si manifesta quindi come una massa sottocutanea verdastra. Si tratta di una formazione neoplastica tipica dell'età infantile.
Particolare forma di anemia, piuttosto diffusa nel XIX secolo tra le donne in età puberale, caratterizzata da scarsi livelli di emoglobina e dal colorito verdastro della pelle. Ne esistono anche altre due forme, la clorosi egiziana e la clorosi tropicale, di origine infettiva e causate dal parassita chiamato anchilostoma.
Psicofarmaco appartenente alla famiglia delle fenotiazine, ad azione sedativa: riduce la reattività psicomotoria agli stimoli, ma anche la vigilanza e l'attenzione. Viene impiegato nel trattamento delle forme psicotiche e della schizofrenia, ma anche in preanestesia. Tra gli altri effetti, la clorpromazina è anche un antiemetico, è in grado cioè di bloccare il vomito.
Farmaco appartenente al gruppo delle sulfoniluree, sostanze ipoglicemizzanti orali usate per abbassare il livello di glucosio nel sangue. Hanno la proprietà di correggere i due principali difetti responsabili dell'iperglicemia nel diabetico non insulino dipendente: l'alterata funzione delle cellule beta del pancreas (quelle che producono insulina) e la resistenza dei tessuti all'insulina, ovvero l'incapacità di rispondere agli stimoli ipoglicemizzanti di questo ormone. In realtà l'azione primaria delle sulfoniluree consiste nel potenziare la secrezione insulinica, mentre il loro effetto extrapancreatico, che si manifesta con un incremento della sensibilità all'ormone, è verosimilmente secondario alla riduzione dei livelli glicemici più che ad un effetto diretto del farmaco sui tessuti periferici. L’uso delle sulfoniluree (da sole o in combinazione con altri farmaci) è indicato per i pazienti diabetici con una residua funzione delle cellule beta pancreatiche.
Farmaco diuretico appartenente alla famiglia dei tiazidici, in grado di inibire il riassorbimento di sodio a livello renale. Viene impiegato nel trattamento dell'ipertensione arteriosa e degli edemi. Si usa generalmente in associazione con altri farmaci dotati di caratteristiche simili, ma è bene che l'assunzione sia limitata a periodi di tempo non eccessivi per evitare la comparsa di effetti collaterali come squilibrio elettrolitico (alterata concentrazione degli ioni) e aumento della glicemia e dell'uricemia.