Patologia caratterizzata dalla presenza di calcoli all'interno della colecisti, formati in buona parte dal colesterolo contenuto nella bile e, in quantità variabili, da sali di calcio, proteine, acidi grassi e pigmenti biliari. La frequenza della malattia è maggiore nelle donne e aumenta con l'età. Sono fattori di rischio l'obesità, il diabete, la dieta squilibrata e la gravidanza.
Il termine indica la concentrazione nel sangue di pigmenti e acidi bilari. Un aumento dei valori può dipendere dalla presenza di ostruzioni delle vie biliari o di lesioni del fegato. I sintomi comuni comprendono ittero, difficoltà nella digestione, comparsa di emorragie che possono portare al coma colemico.
Fuoriuscita di bile dalle vie biliari e conseguente infiammazione del peritoneo. L'infiammazione, sebbene non di origine batterica, può degenerare in shock con gravi conseguenze per la salute del paziente. La rottura delle vie biliari può essere di origine traumatica oppure conseguente al cedimento di una sutura chirurgica. Il trattamento consiste in un intervento chirurgico teso all'eliminazione della bile fuoriuscita e alla riparazione della lesione.
Patologia infettiva causata da un batterio, il Vibrio cholerae. Si tratta di una malattia estremamente contagiosa, tipica delle zone dalle condizioni igienico-sanitarie precarie, la cui trasmissione avviene mediante ingestione di acque o alimenti contaminati. Il periodo di incubazione è breve e i primi sintomi consistono in violente scariche di diarrea che causano forte disidratazione e sono quindi accompagnate da crampi muscolari, sete e assenza di minzione (anuria). Il trattamento del colera si basa sulla somministrazione di antibatterici, in particolare tetracicline e sulfamidici, unita all'infusione per via endovenosa di liquidi ed elettroliti.
I coleretici sono sostanze utilizzate per stimolare la secrezione biliare da parte del fegato, nel quadro di malattie o disturbi associati a digestione difficile. Molto utilizzata è la cinarina, un estratto naturale del carciofo, ma sono disponibili anche farmaci derivati dei sali biliari.
Arresto della secrezione biliare. Si parla di colestasi intraepatica quando si verifica la ritenzione all'interno del fegato della bile e delle sostanze normalmente eliminate con essa. Tale condizione è generalmente provocata da malattie del fegato come epatiti virali o tumori, ma anche dal consumo cronico di alcol o da farmaci. La colestasi extraepatica è invece causata da calcoli o tumori. Il quadro clinico è caratterizzato da ittero, prurito e aumento della bilirubinemia.
Il colesteatoma è una patologia infiammatoria che rappresenta una complicazione dell'otite di forma cronica. è caratterizzata dalla presenza di un granuloma a livello dell'orecchio medio, che può arrivare a perforare il timpano. Il trattamento è di tipo chirurgico.
Termine che indica la concentrazione di colesterolo nel sangue. Viene individuata mediante uno specifico esame di laboratorio che consente di valutare i livelli di colesterolo totale, HDL e LDL. Se è elevata si parla di ipercolesterolemia, altrimenti di ipocolesterolemia.
Molecola complessa appartenente alla classe dei lipidi (grassi),presente esclusivamente negli organismi animali. Si tratta di un costituente fondamentale delle membrane cellulari e di un precursore per la sintesi di molti ormoni, per esempio quelli sessuali e i corticosteroidi. Viene prodotto direttamente nel fegato, anche se quantità limitate vengono introdotte nell'organismo mediante alimenti quali carni, crostacei, uova e latticini. Dal fegato il colesterolo viene trasportato nel sangue grazie all'unione con una parte proteica, dando vita a piccole particelle complesse dette lipoproteine. In base al tipo di legame con le lipoproteine, si parla di colesterolo LDL (lipoproteine a bassa densità) e colesterolo HDL (lipoproteine ad alta densità). Dal sangue il colesterolo ritorna al fegato e da qui viene eliminato attraverso la bile. Nel sangue il colesterolo può essere dosato come totale oppure distinto nelle frazioni HDL e LDL: non tutte le frazioni, se presenti in eccesso, sono sono pericolose. Sono infatti le LDL a rappresentare un importante fattore di rischio per l'aterosclerosi, mentre il colesterolo HDL è un indice di protezione (e per questo viene detto anche colesterolo ""buono"").
Farmaco utilizzato per la cura di pazienti affetti da ipercolesterolemia.
Sono uno dei tipi di microrganismi presenti all'interno dell'intestino umano, dove contribuiscono a formare la flora batterica il principale rappresentante è l'Escherichia coli. In condizioni normali sono batteri innocui ma in presenza di squilibri possono diventare patogeni e scatenare infezioni intestinali, con manifestazione di diarree anche gravi, o a carico di altri organi (le cosiddette colibacillosi).
La colibacillosi è una patologia infettiva causata da colibacilli che colpisce principalmente l'intestino (ma anche altri organi) in genere è dovuta a un'infezione del batterio intestinale Escherichia coli, comune componente non patogeno della flora batterica intestinale. Se è a carico dell'intestino, si manifesta con diarrea profusa accompagnata da febbre. Altrimenti può manifestarsi con infiammazione delle vie urinarie. Il trattamento richiede la somministrazione di fermenti lattici e il reintegro dei liquidi persi solo nei casi più gravi può essere necessario un antibatterico.
Termine generico per indicare un dolore improvviso che origina da un organo interno, caratterizzato da un andamento di tipo ""pulsante"", ossia con alternanza di momenti di forte dolore ad altri di relativa calma.
Dolore generalmente intenso localizzato alla parte destra e alta dell'addome, talvolta irradiato posteriormente. Origina dalle vie biliari ed è causato in genere dalla presenza di uno o più calcoli nella colecisti o nel coledoco.
Violento dolore provocato dalla presenza di un calcolo all'interno del rene o dell'uretere, con conseguente ostacolo al deflusso dell'urina verso la vescica. Il dolore improvviso è generalmente localizzato nella regione lombare, è monolaterale e si irradia verso l'addome (a destra o a sinistra) e verso il basso, raggiungendo la regione inguinale dello stesso lato e, nel maschio, anche lo scroto. Diventa in breve di notevole intensità e il paziente non riesce a trovare una posizione che lo attenui possono comparire anche nausea e vomito. Un esame delle urine mostra tracce di sangue. Il dolore nella maggior parte dei casi viene attenuato dalla somministrazione di un antinfiammatorio non steroideo (Fans), ma è comunque necessario intervenire sulla causa scatenante, ossia il calcolo renale.
Enzima che catalizza la scissione di composti la cui struttura chimica è simile a quella dell'acetilcolina. La colinesterasi specifica per l'acetilcolina prende invece il nome di acetilcolinesterasi ed è presente sui globuli rossi e nelle sinapsi del sistema nervoso centrale. Alcuni farmaci e pesticidi agiscono bloccando l'azione dell'aceticolinesterasi e favorendo quindi l'accumulo di acetilcolina.
Antibiotico particolarmente attivo contro molti batteri Gram negativi. è impiegato nel trattamento di infezioni dell'occhio, dell'orecchio e della vescica, oppure di infezioni dell'apparato intestinale resistenti ad altri antibiotici, per esempio quelle causate da Pseudomonas aeruginosa. Non deve essere somministrata in contemporanea ad antibiotici quali streptomicina o gentamicina.
Termine generico indicante un'infiammazione del colon. Può essere di natura infettiva (amebiasi), infiammatoria cronica (colite ulcerosa, morbo di Crohn, colite indeterminata), ischemica (soggetti anziani con insufficienza vascolare), successiva a trattamento antibiotico (colite pseudomembranosa, specialmente nel bambino) e, molto spesso, di natura funzionale (come nella sindrome del colon irritabile).
Malattia infiammatoria dell'intestino che comporta la formazione di ulcerazioni a carico della mucosa, la parete interna di rivestimento. Colpisce in prevalenza soggetti tra i 20 e i 40 anni, alternando periodi di riacutizzazione ad altri di relativo benessere. Non se ne conosce la causa prima anche se è stato ipotizzato il legame con alterazioni del sistema immunitario e forse con alcune malattie infettive, associate a situazioni di stress o difficoltà emotive. I segnali che possono far sospettare la presenza della malattia sono diarrea, spesso con emissione di muco e sangue, e dolore addominale. Si parla di rettocolite quando la diarrea è particolarmente spiccata (10-20 scariche al giorno) e determina uno stato di compromissione dello stato generale di salute della persona, ovvero se coesistono altre malattie collegate con febbre e alterazioni immunitarie (artriti, uveiti, eritema nodoso). In alcuni casi la colite ulcerosa interessa esclusivamente la parte terminale del colon e viene detta rettocolite ulcerosa. La colonscopia è l'esame che consente di accertare con precisione la diagnosi, anche grazie alla possibilità di effettuare minuscoli prelievi di tessuto intestinale (biopsie) da analizzare in laboratorio. La colite ulcerosa ha un andamento cronico e necessita quindi di controlli e trattamenti precisi e continui: farmaci tipo sulfasalazina e acido 5-aminosalicilico, talvolta associati a cortisonici o ad immunosoppressori (ciclospirina o azatioprina) vengono assunti a dosi diverse a seconda della gravità della malattia, sia per bocca sia per clistere. Nelle persone che manifestano chiari disturbi di tipo emotivo può essere utile associare una psicoterapia. In casi rari il trattamento farmacologico può essere inefficace e occorre quindi un intervento chirurgico di resezione parziale o totale del colon. Al giorno d'oggi le complicazioni della malattia (megacolon e perforazione intestinale) sono davvero rare nei casi di colite ulcerosa presente da molti anni è stato segnalato un certo aumento del rischio di tumori del colon.
Proteina insolubile e fibrosa molto diffusa nell'organismo umano in quanto si trova nel tessuto connettivo di cartilagini, ossa e legamenti, ma anche negli strati superficiali della cute. La sintesi avviene grazie a particolari cellule del tessuto connettivo, fibroblasti. Il collagene ha una struttura chimica molto complessa ed è in grado di resistere a pressioni molto forti, per cui è fondamentale per mantenere unite le cellule e dare sostegno ai tessuti. Nell'organismo umano esistono diversi tipi di collagene e uno di essi, definito di tipo 1 e presente nel derma, è implicato nel processo di invecchiamento cutaneo e nella formazione delle rughe.