Malattia della cornea caratterizzata dall'accumulo di calcio, con conseguente infiammazione oculare e diminuzione della vista. Può essere una patologia specifica dell'occhio o dipendere da un generale accumulo di calcio in tutto l'organismo. I depositi presenti sulla cornea si possono sciogliere seguendo una terapia farmacologica oppure con l'intervento del laser: spesso tuttavia la capacità visiva non viene comunque recuperata pienamente.
Inspessimento dello strato corneo della pelle che può essere localizzato, come nel caso dei calli, oppure più diffuso e dovuto a svariati fattori: età, eccessiva esposizione solare, patologie cutanee o predisposizione genetica. Talvolta può essere un fattore di rischio nell'insorgenza dei tumori della pelle. Esistono diversi tipi di cheratosi: attinica o senile, seborroica, pilare. La terapia è generalmente a base di farmaci cheratolitici ma si può ricorrere anche all'asportazione chirurgica.
Malattia della pelle causata dall'esposizione ai raggi solari. Si presenta con la formazione di chiazze secche e grigiastre, talvolta circondate da un alone rossastro, localizzate preferibilmente su viso, braccia e mani. Può evolvere in un tumore maligno. La cheratosi attinica può svilupparsi anche sul labbro (cheilite attinica) o sulla cornea, manifestandosi con bruciore oculare intenso e rossore dell'occhio. In questo caso può avere origine professionale. In alcuni dispositivi industriali, come i saldatori ad arco voltaico sono infatti presenti raggi ultravioletti particolarmente intensi e pericolosi. La terapia della cheratosi attinica della cornea consiste nel bendaggio per alcuni giorni e nell'uso di colliri antibiotici per il trattamento di eventuali infezioni concomitanti.
Anomalo accumulo di tessuto corneo (cheratosi) che interessa l'area circostante i follicoli piliferi bloccando l'uscita del pelo e facendo sì che questo si attorcigli su se stesso. è localizzata in prevalenza sugli arti. La pelle si presenta secca e ruvida, con un generale peggioramento nella stagione invernale. Le cause determinanti sono sconosciute ma potrebbero essere coinvolti fattori genetici. I farmaci cheratolitici possono apportare qualche beneficio.
Intervento chirurgico effettuato sulla cornea per ridurre la miopia. Sulla parte esterna della cornea, che non influisce sulla vista, vengono praticate una serie di piccole incisioni che ne determinano l'appiattimento. In questo modo viene corretto il difetto di rifrazione tipico della miopia e il paziente non deve più ricorrere a occhiali o lenti a contatto. Nella maggior parte dei casi il miglioramento è definitivo.
Patologia cutanea di origine fungina, caratterizzata dalla comparsa di processi infiammatori con presenza di noduli, pustole e croste. Colpisce in prevalenza il cuoio capelluto e le zone coperte da peli. I farmaci antimicotici danno generalmente buoni risultati, ma dopo la terapia si può verificare una perdita di capelli (alopecia cicatriziale).
Condizione tipica della dermatite seborroica in cui la pelle si presenta di colore giallastro e con rigonfiamenti in corrispondenza dei follicoli piliferi.
Condizione ereditaria che determina un'alterazione della forma del viso, che tende ad assomigliare a quello di un cherubino a causa dell'eccessiva sporgenza della mandibola e del mento. L'alterazione è dovuta alle consistenti infiltrazioni di tessuto fibroso e all'accumulo di vasi a livello mandibolare.
Condizione metabolica che si osserva come complicanza del diabete mellito scompensato ed è caratterizzata da accumulo di corpi chetonici. Può essere causata da un insufficiente o errato trattamento insulinico o a eventi stressanti per l'organismo (infezioni, traumi, ecc.) che determinano un elevato impegno metabolico. Si tratta di situazioni che causano la produzione di ormoni dall'azione opposta a quella dell'insulina, con conseguente aggravamento del diabete. Tra i sintomi si trovano nausea, vomito, dolori addominali, febbre, bassa pressione, disidratazione grave. In assenza di trattamenti adeguati, che comprendono la tempestiva somministrazione di acqua, sali e insulina, può sopraggiungere il coma e la morte.
Presenza di corpi chetonici (acetone, acido acetoacetico e idrossibutirrico) nelle urine, provenienti dal sangue. Vengono rilevati mediante apposite strisce reattive ma, per una indagine più precisa, è possibile effettuare in laboratorio un dosaggio della chetonuria sulle urine delle 24 ore. La presenza di chetonuria nei soggetti diabetici è indicativa di uno scompenso del metabolismo che può rapidamente evolvere al coma diabetico (detto coma chetoacidosico). La ricerca della chetonuria fa quindi parte dei normali controlli a cui viene sottoposto un soggetto diabetico ed è molto più frequente nel diabete mellito di tipo 1 (insulinodipendente). La chetonuria può essere presente nelle crisi di acetone dei bambini, in caso di digiuno prolungato e nelle diete sbilanciate.
Condizione metabolica caratterizzato dall'accumulo di corpi chetonici nel sangue e nel liquido intracellulare ed extracellulare. Si verifica quando l'organismo consuma eccessivamente i grassi per la produzione di energia, situazione che si verifica in caso di digiuno o diete iperlipidiche, nell'alcolismo acuto e nel diabete mellito non adeguatamente trattato.
Composti appartenenti alla famiglia degli steroidi connotati dalla presenza di un gruppo chetonico, costituito cioè da un atomo di carbonio e da uno di ossigeno. Derivano generalmente dagli ormoni prodotti dalle gonadi (ormoni sessuali) e dalle ghiandole surrenali. Il livello di chetosteroidi presenti nell'organismo è rilevato tramite esame delle urine e può avere valore diagnostico per individuare la presenza di masse tumorali.
Formazione situata sotto l'encefalo, in prossimità dell'ipofisi, costituita dall'incrocio dei nervi ottici. A incrociarsi sono esclusivamente le fibre provenienti dalla parte interna delle retine, quelle della parte esterna non si incrociano e vanno a terminare nella metà del cervello situata sullo stesso lato dell'occhio dal quale provengono.
(1) Liquido biancastro composto dagli alimenti, soprattutto grassi, assorbiti dall'intestino. Scorre nei vasi chiliferi fino a una piccola sacca, chiamata cisterna del chilo, situata vicino alle prime vertebre lombari. Da qui, tramite il dotto toracico e la vena succlavia sinistra entra nella circolazione del sangue. (2) Il termine chilo, impiegato come prefisso, indica la moltiplicazione per mille di una unità di misura e può essere usato come abbreviazione di chilogrammo per esprimere l'unità di misura del peso corporeo.
Unità di misura del calore, che equivale a mille calorie ed è identificata da simbolo Kcal. In ambito medico il termine è usato per indicare quanta energia può apportare un particolare alimento all'organismo umano, o meglio, la quantità di cibo di cui l'organismo necessita per il mantenimento del normale metabolismo.
Accumulo anomalo di chilo nella tunica vaginale dei testicoli. è quasi sempre causato da una lesione traumatica che danneggia i vasi chiliferi e provoca fuoriuscita del chilo.
Lipoproteine (particelle formate da trigliceridi, fosfolipidi, colesterolo e sostanze proteiche) sintetizzate dalla mucosa intestinale in seguito alla digestione. Entrati nel circuito linfatico danno origine al chilo e successivamente sono immessi nel flusso sanguigno. Grazie all'attività di un enzima (lipoproteinlipasi) vengono scissi nelle loro componenti, con conseguente rilascio dei trigliceridi ai depositi adiposi e del colesterolo al fegato.
Anomalo accumulo di chilo all'interno dello spazio pleurico. è generalmente causato da una lesione del dotto toracico, di origine traumatica, infettiva o patologica, con conseguente alterazione del flusso di chilo al suo interno. Si manifesta con affaticamento respiratorio, dolore e tosse. Si interviene di solito mediante prelievo diretto con una puntura (toracentesi) ma nelle situazioni più complesse può essere necessaria un'operazione chirurgica.
Agente farmacologico impiegato come antimalarico e in altre infezioni parassitarie. Scatena spesso effetti collaterali spiacevoli come disturbi gastrointestinali, cefalea e vertigini. La somministrazione avviene per via orale.
Proteina ad attività enzimatica, in grado di trasferire un gruppo fosfato (fosforo, ossigeno, idrogeno) dalle molecole di ATP (adenosintrifosfato) ad altre molecole bersaglio. L'aggiunta di un gruppo fosfato è in generale una reazione che attiva una molecola, rendendola in grado di svolgere una precisa attività. Nell'organismo esistono numerosi tipi di chinasi. Ne è un esempio la creatinfosfochinasi (CPK), enzima che è in grado di trasferire un gruppo fosfato alla creatina, proteina coinvolta nella contrazione muscolare.